La Cvm (Comissão de Valores Mobiliários) brasiliana ha respinto il ricorso degli azionisti di minoranza di Oi, spianando così la strada al merger con Portugal Telecom. Rispondendo ai reclami di Tempo Capital Principal Fundo de Investimentos de Ações, azionista di minoranza di Oi, la Consob brasiliana ha chiarito che non ci sarabbe alcuna prova che l’operazione porterebbe un vantaggio solo ai soci di maggioranza, come invece riportato nel ricorso, né tantomeno che l’accordo sarebbe un danno solo dalle minoranze, che si vedrebbero diluire le loro quote. “Non ci sono elementi sufficienti perché si caratterizzi una situazione di particolare beneficio”, ha spiegato la Cvm.
La decisione dell’autorità apre dunque la strada perché Oi possa tenere, come previsto, la riunione degli azionisti del 27 marzo che esaminerà una serie di passi importanti verso la fusione.
Il merger tra Grupo Oi e Portugal Telecom ha ottienuto lo scorso gennaio il via libera “senza restrizioni” dell’antitrust brasiliano Cade.
Precedentemente anche il regolatore telecom brasiliano Anatel aveva approvato il merger, pur indicando che la società brasiliana dovrà sistemare i suoi debiti col governo, pari a 74 milioni di real (44 milioni di dollari): “Non vediamo rischi di concentrazione o di impedimenti alla concorrenza”, spiegava Anatel.
I due operatori telefonici hanno annunciato proprio a ottobre scorso l’accordo per la fusione delle loro operazioni, da cui nascerà una nuova gigantesca compagnia, pronta a servire tutti gli utenti di lingua portoghese, con oltre 100 milioni di abbonati e quasi 19 miliardi di dollari di fatturato annuale. Si tratta della più grossa transazione del mercato telecom del Brasile annunciata nel 2013.