IL MERGER

Oi-Portugal Telecom, l’antitrust dice sì ma resta l’ostacolo azionisti

Via libera senza restrizioni alla mega fusione da parte del Cade, l’Authority brasiliana per la concorrenza. Oi dovrà saldare i debiti (44 milioni di dollari) col governo. Ma soprattutto bisognerà fare fronte all’opposizione di alcuni azionisti di minoranza le cui proteste sono state accolte dalla Cmv

Pubblicato il 14 Gen 2014

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Il merger tra Grupo Oi e Portugal Telecom ottiene il via libera “senza restrizioni” dell’antitrust brasiliano Cade: la decisione è arrivata oggi e conferma precedenti indiscrezioni trapelate sull’agenzia Reuters che già a ottobre anticipavano che l’autorità brasiliana che vigila sulla concorrenza non si sarebbe opposta all’operazione.

I due operatori telefonici hanno annunciato proprio a ottobre scorso l’accordo per la fusione delle loro operazioni, da cui nascerà una nuova gigantesca compagnia, pronta a servire tutti gli utenti di lingua portoghese, con oltre 100 milioni di abbonati e quasi 19 miliardi di dollari di fatturato annuale. Si tratta della più grossa transazione del mercato telecom del Brasile annunciata nel 2013.

Il regolatore telecom brasiliano Anatel ha già approvato il merger, pur indicando che la società brasiliana dovrà sistemare i suoi debiti col governo, pari a 74 milioni di real (44 milioni di dollari): “Non vediamo rischi di concentrazione o di impedimenti alla concorrenza”, ha detto Anatel.

Portugal Telecom era già il maggiore azionista di Oi e la fusione rappresenta il culmine di un’alleanza avviata nel 2010. Ora l’unico vero ostacolo è l’opposizione degli azionisti di minoranza ad alcuni termini dell’accordo: il regolatore di Borsa brasiliano Cvm ha accolto le loro istanze e ora Oi dovrà migliorare i termini della sua proposta per gli investitori che hanno quote minoritarie (non di controllo), che fanno resistenza alla diluzione della loro partecipazione. Senza qualche concessione, la fusione rischia uno stallo.

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