Negli ultimi mesi lo scenario delle Tlc italiane ha vissuto un cambiamento radicale. Grandi operatori storici retail stanno lavorando per fondersi in una nuova importante entità. Nel campo degli operatori infrastrutturali, a Open Fiber, che fin dalla sua fondazione ha scelto il modello di business wholesale only, si è aggiunto un secondo player non verticalmente integrato. Oggi abbiamo due operatori all’ingrosso, che puntano ad offrire una rete in fibra ottica Ftth nel minor tempo e a condizioni eque e non discriminatorie, ad una platea di consumatori che sia la più ampia possibile.
In Italia opportunità senza precedenti
Questo elemento rappresenta una opportunità senza precedenti per affrontare uno dei fattori di debolezza del nostro mercato, ovvero il basso utilizzo di reti di ultima generazione. Oggi in Italia c’è una buona disponibilità di infrastruttura in fibra. Secondo i dati di Ftth Conference, abbiamo quasi raggiunto la media europea (60% Italia, 64% Ue27+Uk). Non mancano neanche i segnali positivi riguardo l’abbandono del rame. L’ultimo Osservatorio pubblicato da Agcom, relativo a giugno 2024, conferma il calo delle linee attive in Fttc e l’aumento di quelle in Ftth, che ora sono più di una su quattro. Si tratta di una tendenza ormai irreversibile, dato che la fibra ottica Ftth è l’unica tecnologia attualmente sul mercato in grado di garantire la velocità di connessione Gigabit, al centro degli obiettivi posti dal governo italiano con il piano Italia a 1 Giga al 2026 e dall’Unione europea con Eu Digital Compass al 2030.
La questione del take up
Il problema è che gli attuali ritmi di migrazione vedono il take-up (l’effettivo utilizzo di linee in fibra ottica rispetto a quelle disponibili) nel nostro Paese dimezzato rispetto alla media europea (27% Italia vs 53% Ue27+Uk) e siamo ancora più lontani dai top performer (Spagna 86%, Francia 78%). Questo crea uno svantaggio competitivo. Per colmare questo gap, è necessario impostare un percorso ordinato e graduale di spegnimento della rete in rame e migrazione sulle nuove reti in fibra. La Commissione Europea ha suggerito, in un white paper, un piano di switch-off del rame a livello continentale, da avviare subito per poi arrivare all’80% entro il 2028 e a conclusione entro il 2030. Il timing deve essere studiato attentamente, ma non c’è dubbio che una progressiva e massiva migrazione dal rame alla fibra sia un importante obiettivo di politica industriale per realizzare concretamente la trasformazione digitale, e Open Fiber sta iniziando proprio in questi giorni un progetto pilota che possa portare ad un virtuale spegnimento del rame in alcuni comuni italiani. Siamo convinti che tra un anno potremo consegnare al policy maker delle esperienze compiute e utili per delle riflessioni su un ordinato e condiviso processo di migrazione dal rame alla fibra che supporti gli obiettivi di transizione digitale del Paese.
Appuntamento a Telco per l’Italia il 12 dicembre
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