Il colosso svedese Ericsson, produttore di attrezzature per reti
mobili, potrebbe un giorno possedere proprio quei network che
finora ha costruito per gli operatori telecom, creando una nuova,
importante, fonte di revenue. Valter D'Avino, vice president of
managed services di Ericsson, ha dichiarato alla conferenza della
Morgan Stanley a Barcellona che ai carrier “piacerebbe poter
effettuare l’offload di porzioni delle loro reti verso una terza
parte, e questa terza parte potrebbe essere rappresentata da
Ericsson più una società finanziaria”. Ericsson potrebbe poi
offrire la capacità in leasing a operatori diversi, riporta
Bloomberg.
D'Avino aveva già affermato in un’intervista con il sito
Fierce Wireless a settembre che l’azienda era interessata a
fornire, all’interno del suo portafoglio di managed services, la
capacità come servizio. Oggi D'Avino fa notare che con la
crescente pressione a ridurre i costi e al tempo stesso far fronte
al boom del traffico dati, i carrier potrebbero essere spinti a
vendere le reti e ricomprarsi la capacità – proprio il business in
cui Ericsson sarebbe pronta a entrare.
"La nostra volontà di farlo c’è… siamo pronti a cogliere
la sfida, ma ci vorrà tempo”, ha chiarito D'Avino alla
Reuters. Molto dipenderà infatti dalla domanda degli
operatori.
Ericsson, come noto, costruisce, aggiorna ed espande le reti di
telecomunicazione. Una porzione crescente del suo revenue proviene
anche dalla manutenzione e gestione dell’infrastruttura. “Nel
futuro potremmo arrivare a costruire un network, possederlo e
vendere la sua capacità", ha detto D'Avino.
"Anziché vendere scatole, potremmo vendere servizi”.
In alcuni mercati emergenti, per esempio, per gli operatori
potrebbe non aver senso costruire ciascuno una rete, col rischio di
sovrapposizioni; potrebbe essere conveniente invece condividere un
network con altri, o semplicemente condividere l’accesso a uno
stesso network di proprietà di Ericsson. "E’ uno scenario
possibile per le aree rurali o per le nuove tecnologie, come nel
caso del 3G in India o dell’Lte in Europa", secondo
D’Avino.