L’effettiva liberazione delle frequenze a 800 Mhz da parte delle tv entro fine anno; l’elettromagnetismo; le interferenze fra Lte e tv digitale terrestre. Sono queste tre, secondo Telecom Italia, le questioni che più influenzeranno il deployment delle reti Lte nel nostro paese. E sul fatto che i nodi vengano sciolti nei tempi previsti, cioè entro la fine dell’anno, i dubbi ci sono. “In primo luogo, il tema più importante è avere la certezza di disporre realmente dal primo gennaio 2013
delle frequenze a 800 Mhz che ci siamo aggiudicati con l’asta di settembre 2011 – dice Roberto Opilio, Responsabile Technology di Telecom Italia -. Se le frequenze a 800 Mhz non saranno disponibili, nessuno di noi ipotizza di fare una copertura semplicemente con le frequenze a 1800 Mhz”. Insomma, la liberazione delle frequenze più preziose del dividendo esterno oggetto dell’asta Lte è dirimente anche in ottica di Agenda digitale e sviluppo del paese. Telecom Italia ha messo in preventivo investimenti pesanti nei prossimi anni per lo sviluppo dell’Lte. In sede di asta, Telecom Italia ha investito 1 miliardo e 260 milioni di euro per l’acquisizione delle frequenze a 800, 1800 e 2600 MHz.
Il secondo elemento di attenzione per Telecom Italia è il tema dell’elettromagnetismo e dei limiti stringenti, 6 v/m i più severi nell’Ue, in vigore nel nostro paese. Una normativa iper cautelativa, in vigore da 15 anni, che non facilita il roll out delle nuove reti e in particolare mette in forse il co-siting. L’utilizzo condiviso dei siti esistenti che ospitano già gli apparati Gsm e Umts sono in molti casi già saturi e l’aggiunta del 4G provocherebbe lo sforamento del tetto di 6 v/m. “Non si tratta di un elemento che frenerà tout court lo sviluppo delle reti Lte – dice Opilio -. Di certo però rallenterà il deployment e lo renderà più costoso. Il tema dell’elettromagnetismo rende più difficile, soprattutto nei centri urbani, il riutilizzo dei siti esistenti. Ciò significa che, se non cambieranno le cose, se ne dovranno costruire di nuovi. Il che ovviamente costa di più perché bisognerà costruire dei tralicci, e tutto l’iter per individuare i siti e acquisire i permessi è chiaramente più lungo”.
In termini di tempo, quindi, le norme italiane sull’elettromagnetismo secondo Telecom Italia, rallenteranno il deployment dell’Lte, anche se l’azienda, dal canto suo, non resta a guardare e ha già avviato l’iter di individuazione di siti e richieste per la realizzazione delle aree dove montare i nuovi apparati di trasmissione. L’obiettivo è fare in modo che, se a fine anno “avremo le frequenze a 800 Mhz, saremo in grado di partire con l’offerta commerciale Lte soprattutto nei grandi centri urbani”, continua il manager di Telecom Italia. Il terzo elemento potenzialmente frenante per il roll out nei tempi stabiliti è quello dell’interferenza fra Lte e televisione digitale terrestre. “Stiamo facendo delle sperimentazioni – dice Opilio -, faremo delle prove anche con il ministero, perché il problema c’è, non in maniera massiva, ma qualche problema sussiste e quindi va affrontato, analogamente a quanto fatto in altri paesi”.