Capex piatto per i provider di servizi di comunicazione e pressione sui guadagni per i vendor telecom. Si possono riassumere così i risultati dell’ultimo report della società di analisi Ovum, secondo cui i tassi di crescita delle entrate per i provider di servizi di comunicazione (Csp) restano modesti pur se queste aziende continueranno a investire pesantemente nelle loro reti. Ma c’è un nuovo settore promettente cui i vendor possono guardare: le aziende dei media digitali, che stanno investendo per costruire infrastrutture di rete di alto livello.
Con spese di capitale (Capex) globali per i Csp previste a oltre 2.100 miliardi di dollari nel periodo 2014-19, Ovum raccomanda a questi provider di proseguire nelle loro strategie volte ottimizzare le risorse, facendo leva sulle nuove tecnologie, su nuove architetture di rete e modelli operativi e anche rivolgendosi a nuovi vendor.
Ovum stima che il Capex 2019 dei Csp arriverà a 367 miliardi di dollari, ma i vendor telecom si troveranno davanti un mercato che in quell’anno presenterà ancora più sfide perché le entrate si manterranno modeste, visto che la crescita resta debole per molti carrier, specialmente quelli di rete fissa.
Inoltre, l’emergere di più opportunità software- e It-centriche, grazie all’affermazione dell’Sdn (software-defined networking) e della virtualizzazione delle funzioni di rete (network function virtualization o Nfv), significa che i vendor telecom tradizionali dovranno competere con vendor di nuovo tipo a caccia dei soldi messi in budget dai Csp per gli investimenti sulle reti.
D’altro lato, essendoci un variegato bacino di aziende dei media digitali che attualmente sta spendendo molto su infrastrutture di rete di livello Csp, il Capex su cui i vendor possono puntare potrebbe salire di 50 miliardi di dollari o più nel 2019, con grande vantaggio per i vendor di infrastruttura di rete.
“Il mondo delle telecomunicazioni sta cambiando, i confini che prima delimitavano il mercato si stanno sgretolando. La concorrenza è più serrata, l’innovazione nei servizi più veloce e i margini sono spesso più sottili”, sottolinea Matt Walker, autore del report e principal network infrastructure analyst di Ovum. “Il valore (e i profitti) si stanno spostando da un segmento all’altro dell’industria. Ci sono due cose da ricordare a questo punto. Primo, questo cambiamento è in gran parte favorevole al consumatore: gli utenti stanno catturando enormi benefici dagli investimenti in tecnologia e dai nuovi modelli di business dei Csp. Secondo, ci sono vantaggi in questo cambiamento anche per i vendor perché c’è un nuovo genere di aziende che sta costruendo infrastrutture di rete, in parte bilanciando la debolezza dei Csp. Per profittare di questa crescita dei media digitali, i vendor dovranno essere forti sia sul versante telecom/hardware che su quello It/software e dovranno imparare a servire questo nuovo tipo di cliente”.
L’analisi di Ovum rivela che tre mercati molto diversi tra loro rappresentano da soli il 45% dell’atteso Capex 2014–19 per i Csp: Usa, Cina e Giappone. “Lo scenario competitivo per i Csp è molto diverso su questi mercati, e così la normativa, i vendor locali e persino gli standard tecnologici”, sottolinea ancora Walker. Si tratta di mercati, nota l’analista, dove è “costoso” essere presenti, perché richiedono notevoli investimenti locali, per esempio in strutture di R&D.
Il resto della classifica dei primi 15 mercati include paesi di tutte le maggiori regioni mondiali, compreso il nostro: nell’ordine, Brasile, Russia, Uk, Canada, Germania, India, Italia, Francia, Australia, Sud Corea, Spagna, Messico.