L’ombra della Net neutrality si staglia minacciosa sul Consiglio Telecomunicazioni in agenda per domani. Il giorno della vigilia s’infittiscono le polemiche sulla proposta di mediazione sul pacchetto “Connected continent” firmata dalla Presidenza italiana dell’Ue. E giudicata dai suoi detrattori un “tradimento” all’impegno di lungo corso, sostenuto anche dall’Europarlamento, di fissare nel diritto europeo una definizione cristallina ed esaustiva di Internet libero.
Ma a Bruxelles nessuno attende sviluppi significativi dal vertice dei ministri delle tlc. “Innanzitutto perché sulla NN, così come sulla soppressione del roaming, un’intesa tra Stati membri non è proprio alle viste”, precisa off the record un consigliere diplomatico. Rammentando che l’ipotesi di compromesso dell’Italia, racchiusa nell’ormai famigerato e criticatissimo “general approach” datato 14 novembre, è stata già bocciata a maggioranza dagli altri governi. Venerdì scorso, per la precisione, nel corso dell’ultimo Coreper, il comitato che riunisce i rappresentanti permanenti nazionali.
Il testo italiano che resta sul tavolo, quello altrettanto criticato del 21 novembre su cui si confronteranno domani i ministri, non è una vera e propria proposta, “ma una semplice relazione sullo stato dell’arte dei negoziati”, noto in gergo come “state of play”. Nel quale tuttavia l’Italia “ribadisce, con l’aggiunta di poche modifiche cosmetiche, buona parte dei punti del suo compromesso del 14”. In specie, anche la rimozione dal pacchetto della definizione di Net neutrality e di servizi specializzati.
Ma a questo punto si tratta solo di una serie di indirizzi per orientare le trattative che verranno, e che quasi certamente – fatta eccezione per un Coreper programmato per dicembre – saranno aggiornate al 2015, quando la Lettonia assumerà il timone del Consiglio dell’Unione europea. Risultato: l’unica decisione che potrebbe essere concordata domani dietro sollecitazione del governo italiano è quella di aprire comunque un canale di negoziazione informale tra Consiglio Ue, Parlamento europeo e Commissione per sbloccare l’impasse tra Stati membri.
E non è nemmeno detto che questo scenario sia praticabile. La volontà politica certo esiste. La scorsa settimana l’eurodeputata Pilar Del Castillo, la relatrice a Strasburgo sul pacchetto, ha dichiarato la disponibilità dell’Europarlamento a trattare sulla Net neutrality. E l’invito ad aprire un negoziato inter-istituzionale è stato lanciato nel pomeriggio anche dal commissario al Digital Single Market, l’ex premier estone Andrus Ansip. Ma l’impresa si preannuncia complicata. Visto che la posizione di Strasburgo, votata in aprile, è di gran lunga più intransigente di quella dei governi: sia sulla tutela della net neutrality, che sulle modalità e la data di entrata in vigore del roaming zero. Per ora invece, non trovano fondamento le voci secondo cui la Presidenza italiana starebbe lavorando ad una nuova proposta da presentare proprio domani alle sue controparti nazionali. Se proposta ci sarà, quella che verrà fatta dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, sarà una manifestazione delle posizioni italiane, in particolare sulla net neutrality e sul roaming, e non un documento da presidente di turno su cui provare una convergenza tra posizioni che si sono dimostrate troppo lontane per essere conciliate.
Intanto continuano ad accavallarsi gli appelli pubblici. Stamattina è stata la volta delle associazioni per i diritti digitali. In una lettera indirizza al Consiglio, il gruppo di sigle di cui fa parte anche EDRi e La Quadrature du Net, sollecita la Presidenza italiana “a non sacrificare la qualità e lo spirito del testo solo per rivendicare come un successo l’accordo sul dossier”. La proposta Italiana sulla Net neutrality, scrive EDRI, “danneggerà l’innovazione in Europa e i diritti fondamentali dei suoi cittadini”. Dell’altro ieri è l’intervento sino ad ora più pesante. Quello di Andrus Ansip. Che a Reuters si è detto “molto preoccupato” della piega che stanno assumendo le trattative tra Stati membri sulla net neutrality, “ricordando che l’accesso a Internet è un diritto basilare”. Ma ha anche aperto alla possibilità “di premettere velocità di connessione diverse, sebbene non a spese degli altri”.
“Connected continent” a parte, il Consiglio Telecomunicazioni di domani dovrebbe anche licenziare una dichiarazione comune sull’Internet Governance. Tra gli altri dossier all’esame dei ministri vi sarà la proposta di direttiva sulla Cybersecurity, anch’essa impanatasi da svariati mesi.
IL TESTO ITALIANO AL CONSIGLIO UE