Palm in bilico fra cessione e fallimento

Le perdite hanno superato quota 100 milioni di dollari e le cose potrebbero ulteriormente peggiorare: le vendite di Palm Pre e Palm Pixi non decollano e restano sugli scaffali la metà degli smartphones. In forte calo il market share

Pubblicato il 23 Mar 2010

Palm è impegnata in una vera e propria lotta per la sopravvivenza.
Azioni e quota di mercato dell’azienda statunitense sono in
caduta libera, tanto che gli analisti hanno messo in discussione il
futuro stesso della società, sempre più in bilico fra cessione e
fallimento.

Il sesto maggior produttore al mondo di smartphone ha annunciato la
scorsa settimana che le vendite di Palm Pre e Palm Pixi – i suoi
prodotti chiave – ammonteranno a 150 milioni di dollari, meno
della metà delle previsioni degli analisti. Le azioni
dell’azienda sono scese del 60% rispetto allo scorso anno.

Il gruppo ha un cash netto di 205 milioni di dollari. Il fatturato
del terzo quarter fiscale 2010 è di 350 milioni, rispetto ai 90
del precedente. Ma le perdite hanno superato quota 100 milioni.
Inoltre, le revenues riguardano gli smartphone venduti ai negozi,
che restano in gran parte sugli scaffali. Palm ha consegnato
960mila smartphone nell’ultimo trimestre, ma ne sono stati
venduti solo 400mila.

Palm si è lanciata nel mercato degli smartphone pochi anni fa con
il Palm Pre, dotato di sistema operativo WebOs (che doveva essere
il fiore all’occhiello dell’azienda). Ma il Palm Pre è stato
un successo solo per poche settimane. Di fronte a una serie di
nuovi smartphone come i device Android di Htc, e al successo di
iPhone e Blackberry, le prevendite di Palm Pre sono in fase di
stallo.

In seguito al lancio avvenuto a giugno le vendite sono calate mese
dopo mese. Le vendite di Palm Pre e Palm Pixi ammontavano a 408mila
unità da dicembre 2009 a febbraio 2010. Nello stesso periodo sono
stati venduti 8,7 milioni di iPhone.

Il market share di Palm è calato al 4,2%, dal 6,5% del 2008. Rim
domina il mercato con il 47,8% (50,3 nel 2008), mentre Apple è al
24% (16,5 nel 2008).

Il Ceo Jon Rubinstein ammette che i risultati sono “estremamente
deludenti”. Tuttavia lascia intravedere spiragli di ripresa.
“Gli sforzi più intensi di formazione sono necessari ai punti
vendita per garantire che i rappresentanti delle vendite possano
tranquillamente consigliare prodotti WebOs”.

Tuttavia analisti e investitori sono letteralmente sconvolti dalle
dimensioni dell’accumulo di scorte nei negozi e dal previsto calo
delle vendite nel trimestre in corso. Tanto che gli istituti
bancari Canaccord Adams e Morgan Joseph hanno tagliato il prezzo
obiettivo del titolo a 0 dollari.

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