Per rilanciare la crescita in Italia serve una trasformazione profonda che investa la società a tutti i livelli. È la strada delle riforme, avviata dal Governo, cui va data continuità. Quindi, non interventi che si esauriscono nel breve periodo ma misure che agiscano lungo un orizzonte temporale più ampio. Bisogna innanzitutto rilanciare la domanda attraverso misure che aumentino la capacità di spesa – soprattutto delle fasce più deboli, anche agendo sulla leva fiscale. In questo modo potremo invertire la rotta, far ripartire investimenti e occupazione.
Parallelamente, dobbiamo avere il coraggio di rimuovere monopoli e posizioni di privilegio, dando più spazio al mercato. Perché solo in un contesto di piena concorrenza si possono liberare risorse per gli investimenti e per lo sviluppo. È una trasformazione culturale, che deve partire proprio da un riconoscimento diffuso del merito. Dalla scuola all’impresa, offrendo opportunità a chi ha capacità, talento e idee. Servono poi nuovi equilibri, tra imprese e sindacato, che sappiano conciliare merito, tutele e sviluppo, con forme di flessibilità più evolute e orientate al futuro. Ma il passaggio fondamentale è la digitalizzazione del Paese. Va accompagnata da una burocrazia più semplice, efficiente, vicina alle esigenze dei cittadini e alle imprese, e dalla costruzione di una moderna rete di nuova generazione in fibra – che si affianchi all’evoluzione in corso delle reti mobili 4G – per portare Internet ultra veloce ai cittadini, alle amministrazioni e alle imprese, con i relativi benefici di produttività, socialità, informazione ed educazione. Un’infrastruttura all’avanguardia, aperta alla concorrenza – e perciò accessibile in modo veramente diffuso, grazie all’effetto della competizione che spinge i prezzi verso il basso mentre accresce la qualità dei servizi. Solo con l’insieme di queste misure, l’Italia potrà rilanciare la crescita, recuperare competitività e attrarre gli investimenti di aziende che guardano sempre di più ai mercati su scala mondiale.