Non è più tempo di Internet gratis. Lo ha detto in
un’intervista rilasciata al Sole 24 ore il presidente di Asstel,
Stefano Parisi, spiegando che "la net neutrality va
ridiscussa”.
“Se intendiamo che il gestore della rete non deve discriminare
tra contenuti, al netto della normale gestione per garantire il
funzionamento, siamo d'accordo – ha precisato Parisi -. Mi
sembra invece improponibile che gli operatori Tlc, che investono
per aumentare la qualità delle proprie reti, non possano garantire
velocità maggiori e certificate ai content provider che, a parità
di condizioni, sono disposti a pagare di più per offrire al
proprio cliente un servizio migliore".
"Internet – ha precisato – ha bisogno di qualità e la
qualità va pagata", mentre, parlando di prezzi, Parisi ha
messo in evidenza come "nel confronto europeo l'offerta
italiana è sicuramente competitiva, così come lo sono i prezzi,
ma resta molto da fare per la domanda”.
Nei paesi europei più avanzati, solo su Internet si possono
iscrivere i figli a scuola e all'università, gestire i
rapporti con il fisco e il servizio sanitario nazionale, accedere
al collocamento online per chi cerca lavoro. Nella maggior parte
dei casi da noi la regola è ancora la carta, lo sportello, e il
web è l'eccezione. Bisogna accelerare lo switch off verso il
digitale".
Quanto alle discussioni in corso fra gli operatori per un'unica
rete nazionale a banda larga, Parisi ha ricordato che "stiamo
facendo uno sforzo, anche con il ministero, per trovare dei punti
di convergenza. Di certo, prima di ogni cosa, serve un quadro di
regole chiare e stabili che incentivi chi dovrà programmare
investimenti ingenti per i prossimi anni".