CONFINDUSTRIA DIGITALE

Parisi: “Francesco Caio non sia consulente part time”

Il presidente di Confindustria digitale sul commissario per l’Agenda: “Ha la visione giusta ma deve dedicare più tempo possibile al suo incarico”

Pubblicato il 24 Giu 2013

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Francesco Caio, una persona che ha la visione giusta e le competenze per affrontare un lavoro complesso”, ma desta perplessità il fatto che il suo è “un incarico parti time”. In un’intervista al Messaggero Stefano Parisi, presidente di Confindustria digitale, analizza i passi fatti dal governo Letta sull’Agenda digitale.

“Per l’Agenda digitale il governo ha imboccato la strada giusta” decidendo di “mettere il dossier in mano al presidente del Consiglio”.

Sul ruolo di Caio, Parisi si augura che – nonostante l’incarico part time – il manager “dedichi comunque quanto più tempo possibile al nuovo ruolo di commissario per l’Agenda digitale che richiede, di sicuro, un impegno full time”.

Secondo il presidente di Confindustria digitale è arrivato dunque il momento di agire. “Non servono più nuove norme – sottolinea – Bisogna varare il piano di razionalizzazione delle banche dati della Pubblica amministrazione e fare decollare il Fascicolo sanitario elettronico, due misure fondamentali per l’Agenda”.

In questo senso il decreto del Fare fissa una data – 30 settembre 2013 – per la razionalizzazione dei data center. “Ciò rafforza il lavoro di Agostino Ragosa – spiega Parisi – Per il fascicolo sanitario elettronico il termine va molto oltre, si va al 31 dicembre 2014. Ci auguriamo che sia comunque un’accelerazione e non una semplice proroga”. Ancora sui Ced della PA, il numero uno di Confindustria digitale ricorda però in parallelo alla razionalizzazione dei servizi bisogna “procedere anche allo sviluppo e all’integrazione dei servizi. È fondamentale coordinare e integrare l’Anagrafe sanitaria con l’Anagrafe elettronica del ministero dell’Interno per la carta d’identità elettronica. Bisogna evitare di riproporre doppioni”.

Complessivamente il decreto “è corretto nella parte iniziale sulla governance ma nella seconda parte soffre della mancanza di una visione unica e finisce in parte per contraddirsi. Anche l’abbinamento del domicilio digitale alla carta d’identità elettronica è volontario e non obbligatorio. A mio avviso dovrebbe essere il contrario”, evidenzia Parisi.

Sul delicato tema dello scorporo della rete Telecom e sugli investimenti in banda ultra-larga, infine, “Il governo deve mettere a disposizione tutte le risorse Ue e dare il ritmo agli investimenti privati nella rete che è parte integrante dei target europei al 2015. Se poi ciò avverrà con una rete separata, in Telecom Italia, con o senza la partecipazione della Cassa depositi, si vedrà”.

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