“Un altro pezzo di Confindustria se ne va per suo conto”. Lo
scrive Dagospia.com, precisando che “Domani Stefano Parisi
dovrebbe annunciare che Asstel, l'Associazione da lui
presieduta dove si ritrovano i big delle telecomunicazioni, si
staccherà definitivamente da Confindustria Servizi Innovativi, il
grembo che oltre alle aziende dei telefoni rappresenta le società
di informatica e del terziario avanzato”.
Il sito di gossip continua: “Da tempo Parisi che nel 2000 fu
nominato direttore generale di Confindustria da Antonio
D'Amato, sente il bisogno di un'azione lobbistica più
incisiva che dia peso a un settore pesante come quello delle
telecomunicazioni – si legge nell'articolo – Questa intenzione
di creare una nuova casa dove si ritrovino Telecom, Fastweb, Wind e
gli altri gestori della telefonia, il 54enne Parisi l'aveva
annunciata il 22 ottobre scorso durante il Comitato di presidenza
di Asstel, poi l'aveva declinata in un documento di 8 pagine
che porta la data 16 novembre in cui si propone di creare la nuova
'Federazione ICMT'".
L'analisi di Dagospia non si ferma qui: "Il programma
politico di questa nuova realtà associativa dovrebbe focalizzarsi
– così si legge a pagina 5 del documento riservato – in
un'azione più incisiva di lobbing sui temi che toccano le
frequenze televisive, l'uso delle reti e lo sviluppo
dell'Italia digitale".
"Lo strappo di Parisi non esclude che dentro la nuova
Federazione entrino anche le aziende di informatica rappresentate
oggi da Assinform e le radiotelevisioni, ma taglia fuori la pletora
infinita delle associazioni minori che rappresentano l'universo
del terziario avanzato.
Alcune multinazionali come IBM e Microsoft hanno già dichiarato di
esser pronte a entrare dentro ICMT, ma la svolta sta provocando una
forte fibrillazione nelle altre società di informatica riunite in
Assinform e guidate dal piccolo imprenditore romano, Paolo
Angelucci.
In pratica la decisione di Parisi riporta gli orologi indietro di
12 anni quando nel 1998 sotto la sigla Federcomin si trovarono a
camminare insieme i big delle telecomunicazioni e le aziende che
producono software e hardware", chiude Dagospia.