Per Gianluca Pasquali, direttore strategy di Vodafone Italia, la questione è semplice. Il futuro è ricco di opportunità che gli operatori devono solo stare attenti a cogliere, evitando gli errori del passato. “E Vodafone è più pronta dei concorrenti, in Italia, a cavalcare il fenomeno del consolidamento che ridarà nuova forza alle telco europee”.
Ma le telco sono finite in una palude. Da dove partire per un nuovo ciclo del mercato?
Bisogna partire da elementi oggettivi, per progettare il futuro. Primo: il boom di smartphone e tablet ci dice come la gente vuole comunicare. Secondo: la penetrazione di Internet fisso in Italia è in forte ritardo. Terzo: sulla rete mobile siamo avanti ma abbiamo una guerra di prezzi in corso. E la sostenibilità dei nostri concorrenti è a rischio, nel medio-lungo periodo. Telecom e Wind fronteggiano un alto debito, H3G continua a bruciare cassa… È il momento giusto per chiederci come cominciare un nuovo ciclo.
Appunto: come inaugurarlo?
Con l’ultrabroadband fisso e mobile. La fibra ci permette di superare i limiti che hanno causato lo status quo, cioè un monopolio infrastrutturale di Telecom Italia. Questo a sua volta ha provocato servizi scadenti e adozione bassa della banda larga.
Perché la fibra cambierà tutto?
Perché su fibra sarà possibile avere una competizione infrastrutturale. Si può fare se ci viene dato l’accesso al cabinet in strada. Nelle zone dove ha senso solo l’accesso all’ingrosso alla rete Telecom, i prezzi del Vula (Virtual local unbundling) devono essere sostenibili per la concorrenza.
Voi allora pensate che con l’ultrabroadband aumentino utenti e spesa?
Sì, lo crediamo. Purché ci sia un modello corretto, che apra la concorrenza infrastrutturale e ci dia prezzi adeguati all’ingrosso. Nella nostra visione, l’ultrabroadband fisso e quello mobile sono complementari, soddisfano esigenze diverse. Il motivo è che il livello di utilizzo mensile della banda larga fissa, soprattutto con la fibra, è troppo elevato per una rete mobile.
E sul mobile quali sono i fattori per una svolta?
Il 4G è una grandissima opportunità. L’esempio degli Usa, che sono più avanti di noi sul 4G, è lampante. La penetrazione ha raggiunto il 20%. Gli utenti 4G fanno quattro volte il traffico di quelli solo 3G. La velocità può arrivare fino a 100 Mb al secondo e la latenza è bassa; quindi sono abilitati servizi come il video streaming di qualità, il cloud, il gaming online.
E quindi questo porterebbe un aumento dei vostri ricavi?
Sì, certo. Ci saranno più utenti mobile Internet e più abbonamenti a offerte che hanno una maggiore quantità di dati.
Ma la guerra dei prezzi non rischia di minare la profittabilità anche del 4G?
Sì, ma non solo. Riducendo i margini limita la capacità di investimento degli operatori. Per i consumatori è una vittoria di Pirro: hanno un vantaggio a breve, ma nel medio e lungo periodo ricevono un servizio peggiore. I nostri competitor sono più in difficoltà di noi in questa guerra, perché hanno conti meno sostenibili.
Ma Vodafone come può schivare questa guerra dei prezzi?
È possibile schivarla con la chiarezza, ribadendo che la guerra dei prezzi non serve a guadagnare quote di mercato perché tutti gli operatori abbassano le tariffe all’unisono. Bisogna competere invece sui servizi: sulla rete commerciale stiamo facendo ora una comunicazione per spiegare la qualità distintiva delle nostre connessioni, le quali permettono di vedere un video, una partita in streaming.
Si avvicina un consolidamento per le telco europee. Come lo vedete?
Ovviamente lo vediamo in modo positivo. L’Europa è un’anomalia rispetto agli Stati Uniti per l’eccessivo numero di operatori. Alla fine resteranno solo medio-grandi con buone economie di scala. E Vodafone sarà un attore importante in questa dinamica. Per noi il consolidamento è un modo per accelerare la nostra strategia che ha quattro pilastri: la differenziazione della nostra rete dai concorrenti, il miglioramento della qualità dei servizi, un’offerta adeguata per le imprese e l’accelerazione sulle reti fisse.
Ma in che modo il consolidamento potrebbe supportare questi pilastri?
Per esempio l’acquisto di Kabel in Germania (operatore via cavo), a settembre, sostiene il quarto pilastro. L’acquisto di Cable & Wireless, nel Regno Unito (l’anno scorso), riguarda il terzo punto.
E in Italia? Si sa che Vodafone spenderà sei miliardi di sterline nei prossimi tre anni per un programma di investimenti in banda larga, ma anche per il consolidamento.
Si parla di tante operazioni. Si parla di Fastweb, azienda che stimiamo e che è coerente con i nostri obiettivi strategici. Valuteremo le opportunità che si presenteranno, le compatibilità con la strategia Vodafone e le condizioni di prezzo.
Il Regolamento della Commissione Ue per un mercato unico digitale può fare il vostro gioco?
L’obiettivo è giusto e lodevole perché va nella direzione del consolidamento e l’armonizzazione delle regole, cosa che facilita la vita di un operatore paneuropeo come noi. Ci permette di fare una strategia più coerente e quindi più efficace a livello europeo. Ciò detto ci sono anche aspetti più complessi, come il taglio del roaming.
LA SVOLTA DELLE TELCO
Pasquali (Vodafone): “Pronti al consolidamento”
Parla il direttore strategy: “Europa anomalia rispetto agli Usa per l’eccessivo numero di operatori: alla fine resteranno i medio-grandi con buone economie di scala”
Pubblicato il 29 Ott 2013
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