L'INTERROGAZIONE

Passera: niente canone Rai per pc, tablet e smartphone

Il ministro per lo Sviluppo economico risponde alla Camera all’interrogazione del deputato leghista Massimo Bitonci: “Il pagamento vale soltanto per il segnale di radiodiffusione e non per forme di distribuzione come web radio e web tv”

Pubblicato il 08 Mag 2012

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"In linea generale i personal computer, fissi o portatili, i tablet (come gli iPad) e gli smartphone, cioè gli strumenti suscettibili, di per sé, di connessione alla rete internet" sono esclusi dal pagamento del canone speciale Rai. Lo ha assicurato il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, precisando che "la normativa porta a riferire il pagamento del canone solo al servizio di radiodiffusione. Pertanto, non è possibile includere altre forme di distribuzione del segnale audio video (per esempio Web Radio, Web Tv) che sono basate, come dicono i tecnici, su portanti fisici diversi".

Passera ha risposto alla Camera a un’interrogazione di Massimo Bitonci (Lega) secondo il quale "la Rai ha deciso di chiedere il pagamento del canone speciale a tutte quelle imprese che detengono dispositivi video destinati agli usi più vari e disparati, monitor, computer, videofonini, finanche i sistemi di videosorveglianza". Bitonci paventava inoltre "il canone Rai dovra’ essere pagato persino da possessori di personal computer, iphone e videofonini, compresi i professionisti con personal computer collegati a più reti".

La polemica sul pagamento del canone per pc e tablet aziendali era scoppiata a febbraio, con una sollevazione generale di aziende e politici contro l’ipotesi di introdurre il nuovo balzello. Nel pieno della bagarre, il 21 febbraio la Rai aveva tagliato la testa al toro, con un comunicato ad hoc. “La Rai non ha mai richiesto il pagamento del canone per il mero possesso di un personal computer”. E’ quanto precisa l’azienda dopo un confronto con il ministero dello Sviluppo economico, aggiungendo che “la lettera inviata dalla Direzione Abbonamenti Rai si riferisce al canone speciale dovuto nel caso in cui i computer siano utilizzati come televisori, fermo restando che il canone speciale non va corrisposto nel caso in cui tali imprese, società ed enti” abbiano già pagato per il possesso di uno o più tv.

“Ciò quindi – precisa ancora la Rai – limita il campo di applicazione del tributo ad una utilizzazione molto specifica del computer rispetto a quanto previsto in altri Paesi europei per i loro broadcaster (Bbc) che nella richiesta del canone hanno inserito tra gli apparecchi atti o adattabili alla ricezione radiotelevisiva, oltre alla televisione, il possesso dei computer collegati alla Rete, i tablet e gli smartphone”.

“Si ribadisce pertanto – conclude la nota di Viale Mazzini – che in Italia il canone ordinario deve essere pagato solo per il possesso di un televisore”.

Già ieri la Rai aveva chiarito che “le lettere inviate non si riferiscono al canone ordinario (relativo alla detenzione dell’apparecchio da parte delle famiglie) ma si riferiscono specificamente al cosiddetto canone speciale, cioè quello relativo a chiunque detenga – fuori dall’ambito familiare (es.imprese, società, uffici) – uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezioni di trasmissioni radiotelevisive”.

Intanto si attivano anche i partiti politici.

PARTITO DEMOCRATICO. La senatrice Anna Rita Fioroni ha presentato insieme al altri senatori del Partito democratico, un’interrogazione in cui si chiedono al Governo chiarimenti sul canone speciale che la Rai impone alle imprese. "In questo modo la Rai – sottolinea la senatrice Pd – non ha tenuto conto che, in taluni casi, i soggetti economici si sono dotati di tali apparecchiature per assolvere ad obblighi normativi, quali l’adozione della posta elettronica certificata o l’obbligo di comunicazione per via telematica tra imprese e pubblica amministrazione non utilizzando gli stessi per accedere ai servizi della televisione pubblica". Per questo motivo – continua Fioroni – nell’interrogazione si chiede al Governo con quale tempistica voglia procedere per individuare degli strumenti per l’utilizzo dei quali si debba corrispondere un canone speciale Rai, e come intenda sospendere gli effetti delle richieste di pagamento inviate dalla Radiotelevisione Italiana S.p.A. per la corresponsione del canone speciale di abbonamento a quelle imprese a cui è imposto tale tributo solo per il fatto di possedere dispositivi atti o adattabili a ricevere il segnale tv, inclusi monitor per il Pc, videofonini, videoregistratori, iPad".

PDL. Il deputato Bruno Murgia ha presentato un’interrogazione per chiedere al Governo di chiarire in merito alla vicenda legata al pagamento del canone Rai per le imprese ed i titolari di partita Iva collegati alla rete Internet. "Come ho spiegato nella relazione alla mia proposta di legge depositata nel 2008, testo destinato a normare l’esenzione di queste fattispecie particolari – spiega – il legislatore che nel 1938 approvò il regio decreto che regolamenta il comparto delle "radioaudizioni" non poteva sapere di queste evoluzioni tecnologiche". "Ritengo che l’Agenzia delle Entrate possa sospendere momentaneamente il procedimento di riscossione di questa particolare tipologia di canone – argomenta il componente della commissione Cultura – O quantomeno prevedere un’attività di dialogo con i contribuenti. Di modo che si possa arrivare, rispettando la legge ed i regolamenti, ad una esenzione per chi ne ha diritto. È giusto far pagare chi ha un televisore in azienda, è invece sbagliato e pericoloso colpire chi ha fatturato l’acquisto di un videofonino di ultima generazione". "La Rai rappresenta un importante servizio pubblico per il nostro Paese – conclude Murgia – Non si può però pretendere di salvaguardarla e finanziarla attraverso una interpretazione eccessivamente estensiva delle normative vigenti".

UDC. “Sulla questione del canone speciale è ora che il governo colmi un gap normativo- sottolinea il portavoce , il portavoce nazionale dell’Unione di centro Antonio De Poli – Chiediamo al sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega alle Comunicazioni, Paolo Peluffo, di intervenire per fermare gli effetti deleteri di questa assurda forzatura giuridica”. “Ciò che la Rai vorrebbe imporre a imprese e professionisti possessori di Pc, tablet e smartphone – sottolinea De Poli – è un ingiusto balzello. L’attuale normativa fa riferimento a un regio decreto del 1938 in cui si ritiene che a pagare il canone speciale debbano essere i possessori (imprese, liberi professionisti etc) di apparecchi elettronici in grado di ricevere i segnali dall’etere. Pensare di applicare questa normativa anche ai possessori di tablet, smartphone e pc è un’interpretazione del tutto arbitraria in palese contrasto con le misure sulla crescita che questo Governo sta coraggiosamente mettendo in atto”.

Levata di scudi anche da parte delle associazioni di impresa e dei consumatori.

CONFINDUSTRIA DIGITALE. Il presidente Stefano Parisi parla di "un’assurda forzatura giuridica, ma soprattutto un’iniziativa fuori dal tempo e in totale contrasto con gli obiettivi dell’agenda digitale e gli sforzi che si stanno mettendo in atto per rilanciare la crescita del Paese”. "Innanzitutto va chiarito – ha continuato Parisi – che i Pc non sono stati concepiti per la ricezione di trasmissioni radiotelevisive, ma per innovare l’organizzazione del lavoro e la comunicazione. Il fatto che possano ricevere segnali televisivi lo si deve al processo evolutivo del mondo digitale, di cui lo stesso settore radio tv ha fortemente beneficiato per il suo sviluppo”. Quindi, secondo Parisi, l’estensione del canone Rai agli apparati dell’Ict, la pretesa di associarlo alla titolarità di un abbonamento a banda larga, il richiamarsi a una legge del ‘38 per tassare tecnologie del duemila, sono frutto di un’interpretazione del tutto arbitraria non supportata da alcun riferimento legislativo.“Come settore dell’Ict ci preoccupa di essere oggetto di continui tentativi di aumentare il carico fiscale, già molto pensante, sui prodotti dell’innovazione tecnologica, invece di essere valorizzato come chiave per lo sviluppo e la crescita del Paese. Consideriamo la visione miope e arretrata che affiora da parte di un importante ente pubblico tecnologico come la Rai, un segnale molto negativo e chiediamo che quest’iniziativa, in netta contraddizione con la politica del governo avviata con il dl semplificazioni che punta all’attuazione dell’agenda digitale in Italia, venga bloccata”.Il canone speciale che la Rai vuole imporre “a chiunque detegna, fuori dall’ambito familiare, uno o più apparecchi atti alla ricezione della trasmissione radiotelevisive”, dovrebbe valere circa un miliardo di euro, secondo la stima di Viale Mazzini.

RETE IMPRESE ITALIA. Secondo l’associazione “quella del canone speciale Rai è una richiesta assurda perché vengono tassati strumenti come i computer che gli imprenditori utilizzano per lavorare e non certo per guardare i programmi Rai”. Tanto più se si considera che il Governo "spinge proprio sull’informatizzazione per semplificare il rapporto tra imprese e Pubblica amministrazione. In questo momento di gravi difficoltà per i nostri imprenditori, di tutto abbiamo bisogno tranne che di un altro onere così pesante e ingiustificato”. Perciò Rete Imprese Italia ha chiesto l’intervento del Governo e del Parlamento "per esonerare le aziende dal pagamento del canone tv. In una lettera inviata al Presidente del Consiglio Mario Monti e al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, Rete Imprese Italia sollecita l’esclusione da qualsiasi obbligo di corrispondere il canone in relazione al possesso di apparecchi che fungono da strumenti di lavoro per le aziende, quali computer, telefoni cellulari e strumenti similari"

ADUSBEF. Ieri il presidente di Adusbef, Elio Lannutti, ha detto di essere pronto a “scatenare il finimondo contro questa misura assurda, fino ad arrivare davanti alla Corte Costituzionale contro questo assurdo balzello”.

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