Patto Telco rinnovato senza i Benetton per altri tre anni (fino al
27 aprile 2013) e opzione "way-out" per i soci ad aprile
2011.
Sintonia, la holding della famiglia Benetton che deteneva una quota
dell'8,4%, ha deciso di non rinnovare l'accordo tirandosi
fuori da Telco, la società che controlla il 24,5% del capitale di
Telecom Italia: esce con il 2% del capitale di Telecom Italia e 300
milioni di debito di Telco. L'avventura dei Benetton in Telecom
è iniziata nel 2001 con la Pirelli di Marco Tronchetti Provera:
con il passaggio di proprietà nel 2007 di Telecom da Olimpia a
Telco, il gruppo di Ponzano Veneto aveva già ridotto la propria
partecipazione.
Gli azionisti Telefonica (42,3%), Generali (28%), Mediobanca
(10,6%) e Intesa Sanpaolo (10,6%) "hanno concordato che lo
shareholders` agreement rinnovato preveda il diritto di disdetta
anticipata e relativa richiesta di scissione da comunicare nel
periodo intercorrente tra l'1 aprile ed il 28 aprile 2011, con
esecuzione entro i successivi 6 mesi", si legge in una
nota.
Con l'uscita di scena di Sintonia (ufficialmente da novembre)
dovranno essere rivisti i pesi all'interno della holding che
detiene ora il 22,5% di Telecom Italia. Da affrontare anche la
questione della governance: due i posti vacanti, quelli di Sintonia
in Telco (Gustave Stoffel) e in Telecom Italia (Stefano Cao). La
modalità per l'uscita di Sintonia da Telco, diversa da quella
della scissione, potrebbe essere quella di ricevere denaro in
cambio del 2% diretto di quota in Telecom Italia. Così facendo gli
altri azionisti di Telco non vedrebbero ridotta la quota nel gruppo
telefonico, pari oggi al 24,5%, e non dovrebbero essere rivisti i
pesi all'interno della holding.
Intanto Marco Fossati, azionista di Telecom Italia con una quota
del 5% attraverso Findim (la società non rientra nella partita per
il rinnovo del patto Telco), ha dichiarato a Radiocor di non essere
stato contattato da nessuno per l'ingresso nel Patto. "Sto
aspettando che si definiscano i ruoli nella cabina di regia sia
dentro Telco sia fuori – ha detto Fossati -. Non ho nulla in
contrario a far parte di un patto se vi sono obiettivi strategici
condivisi".