Il calo del titolo Telecom Italia alla fine della scorsa settimana non è dipeso dalla decisione del Cda, assunta giovedì scorso, di andare avanti con l‘operazione di scorporo della rete fissa. E’ quanto sostiene l’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano. Parlando con i giornalisti dell’andamento del titolo in occasione del convegno “Going local Italia”, l’evento in corso a Roma promosso dalla Commissione Ue e di cui il Corriere delle comunicazioni è media partner, il top manager ha affermato: “Non lo legherei alla vicenda della rete, le aziende di telecomunicazioni, in questo periodo, in Europa sono andate su e giù: ci sarà stato qualcuno che ha monetizzato e preso qualche beneficio”.
Patuano ha inoltre sottolineato che l’ipotesi di scorporo delle rete di Telecom Italia attira un numero di investitori potenziali più grande “di quanto si pensi comunemente”, evidenziando che il progetto “è una operazione industriale” che però richiede diverse condizioni, tra cui quella di un quadro regolamentare che dia maggiori certezze sulla redditività degli investimenti sugli anni. L’Ad ha ricordato che Telecom “è il primo operatore al mondo, di una certa dimensione, a studiare una operazione di questo tipo”.
Quanto alla Cassa depositi e prestiti “sicuramente è un potenziale investitore, ma non è l’unico – ha detto – sicuramente i potenziali investitori sono più di quanti si pensi comunemente”.
Secondo Roberto Viola, vicedirettore della direzione Connect della Commissione europea, “Un caso di questo genere deve essere notificato all’autorità nazionale, che fa le sue analisi e poi le notifica a Bruxelles e agli altri Stati membri. Poi l’Ue farà sapere la sua opinione”.
Negli ultimi 20 anni gli investimenti in infrastrutture tlc in Italia hanno raggiunto quota 24 miliardi di euro. “Gli investimenti diminuiscono perché calano i ricavi – ha detto Patuano – La gente chiede prima di tutto prezzi più bassi”. Lo scorporo è un’operazione industriale, quindi servono “pre condizioni industriali e regolatorie”.
Secondo Fitch le implicazioni sul rating di Telecom Italia (oggi ‘BBB’ con outlook negativo) in vista dell’eventuale spin-off della rete dipenderanno dalla regolamentazione. Ossia, principalmente dai dettagli dell’accordo che la società raggiungerà con l’autorità garante, l’Agcom. Fitch definisce “complessa” la valutazione dell’impatto di una tale operazione.
Intanto il presidente esecutivo Franco Bernabè e l’amministratore delegato Marco Patuano scrivono ai dipendenti invitandoli a partecipare domani a un videostreaming sulla intranet aziendale per parlare del progetto industriale, definendo la decisione di avviare la separazione societaria della rete di accesso, “una scelta coraggiosa che non ha precedenti in Europa”.
“Crediamo in questo passo – si legge nella lettera inviata venerdì’ scorso – perché il settore delle telecomunicazioni italiano si trova in una situazione generale di grande sofferenza e ha bisogno di forte discontinuità in un momento in cui sono necessari ingenti risorse per adeguare le infrastrutture alle più recenti tecnologie e contribuire a modernizzare in maniera radicale il Paese. La nuova società della rete sarà gestita in maniera autonoma rispetto alla parte dell’azienda che continuerà ad offrire i servizi ai clienti finali”, spiegano.
“Telecom Italia, separando l’attività commerciale dall’infrastruttura di rete, punta a acquisire nuovo slancio per far fronte alle sfide di un mercato ormai diventato maturo e dove la concorrenza tra i player è molto forte”.
Il processo è “appena iniziato e senz’altro complesso” sottolineano i due manager, ricordando in particolare che il progetto deve passare al vaglio delle authority. “All’Autorità delle Garanzie nelle Comunicazioni spetterà il compito di mettere a punto una regolamentazione innovativa che contemperi le esigenze di riconoscere un ritorno degli investimenti nelle infrastrutture, con norme più leggere che lascino maggiori spazi al mercato. Oggi avviamo un progetto che rappresenta uno snodo fondamentale nella storia di Telecom Italia convinti dell’importanza di tale passo perché la nostra società, come tutta l’Italia, vuole riprendere a crescere e a svilupparsi”, concludono Bernabè e Patuano nella lettera ai dipendenti.