Nessun “spezzatino” allo studio su Tim Brasil: lo dice l’ad di Telecom Italia, Marco Patuano. “Sono quasi stanco di dire che Tim Brasil è una nostra azienda, fino a prova contraria nessuno dispone di asset di terzi. Non c’è allo studio del cda alcuna ipotesi di spezzatino – ha ribadito a margine del Foro Italia Spagna – ma c’è una costante attenzione a cercare di fare bene il nostro lavoro in Brasile e il fatto che tutti ci vogliano spezzettare vuol dire che stiamo lavorando bene”. E per quanto riguarda le recenti osservazioni fatte dall’autorità brasiliana Cade, Patuano ha sottolineato: “Non mi risulta che alcuna autorità possa obbligarmi a fare nulla”. Inoltre “nessuno dispone, fino a prova contraria, di asset di terzi”.
Riferendosi a rapporto con la Consob, l’Ad ha detto che Telecom Italia sta collaborando in modo trasparente e non si merita le parole usate dal presidente dell’autorità Giuseppe Vegas. “Non abbiamo nulla da nascondere – ha chiarito – Con Vegas e gli uffici ci sono incontri e una collaborazione costruttiva”, ha risposto il manager ai giornalisti che chiedevano conto del lavoro dell’autorità per il controllo dei mercati. Patuano si è anche detto “sorpreso e dispiaciuto delle espressioni fuori contesto e inopportunamente colorite usate (da Vegas ndr) “la settimana scorsa aggiungendo “credo che ove gli fosse dato modo di rispondere in modo compiuto sarebbe il primo ad ammettere che stiamo collaborando in modo trasparente”. Rispondendo a margine della consegna di un premio Vegas, riferendosi all’istruttoria aperta su Telecom Italia, ha parlato di “vaso di Pandora scoperchiato”.
Tornando alla questione Tim Brasil, il commento di Patuano arriva a poche ore dal report diffuso da Deutsche Bank che mette in luce i vantaggi legati a uno spezzatino delle attività brasiliane, ipotesi che, secondo gli analisti, permetterebbe a Telecom di valorizzare la sua quota in Tim Brasil a 9 miliardi di euro. Il titolo si è piazzato in cima al Ftse Mib (+3,12% a 0,695 euro) – mentre si avvicina l’appuntamento con l’assemblea degli azionisti prevista per il 20 dicembre.
Per gli analisti, che hanno confermato oggi il rating buy e il target price a 0,90 euro su TI, un breakup di Tim Brasil porterebbe più benefici a Telecom Italia che agli eventuali compratori. “Crediamo che TI possa esigere il 50% delle sinergie, il che implica che la quota in Tim Brasil potrebbe valere 9 miliardi di euro, permettendo un 57% di potenziale upside al titolo Telecom Italia” si legge nella nota di Deutsche Bank.
Telefonica però non ha ancora ricevuto una formale notifica dall’Antitrust brasiliano, che la scorsa settimana le ha chiesto di uscire da Tim Brasil o di cercare un nuovo socio per la controllata Vivo alla luce del rafforzamento in Telecom Italia previsto dagli accordi stretti a settembre con i soci italiani di Telco. L’Antitrust brasiliano non ha escluso il possibile spezzatino di Tim Brasil in due società da cedere a operatori locali, secondo quanto ha detto da Brasilia una fonte governativa all’agenzia Reuters.
Sulle probabilità di cessione di Tim Brasil si è pronunciata anche Ubs, sostenendo che queste stesse probabilità scenderebbero se l’assemblea prevista per il 20 dicembre, il cui esito resta incerto dopo che i proxy adviser Iss e Glass Lewis hanno suggerito di votare contro il Cda, rimuovesse il board.
Relativamente al cda, gli analisti valutano gli effetti che avrebbe la proposta lanciata qualche giorno fa di Marco Fossati (Findim) relativa alla revoca del Consiglio. Per la casa d’affari questo è un punto cruciale per il gruppo per gli sviluppi strategici. Gli esperti vedono “ancora punti di incertezza. In particolare – dicono – crediamo che un nuovo board potrebbe implicare minori possibilità di vendere Tim Brasil” e questo “innesca inoltre una potenziale riconsiderazione della strategia di funding di Telecom Italia”.
Gli analisti di Ubs continuano ad essere negativi sul titolo, confermando il rating sell e il target price a 0,34 euro. Gli esperti non escludono infatti la possibilità di revisione al ribasso sia sulle loro stime che su quelle del consenso. Gli analisti credono poi che “la società presenti un eccessivo livello di indebitamento e rischi di interessi divergenti tra gli azionisti di minoranza e Telco”. E aggiungono che qualsiasi accelerazione nella vendita di Tim Brasil causato dall’intervento del regolatore provocherà una riduzione della sua valutazione.
Intanto Telecom Italia corre a Piazza Affari: il titolo si piazza in cima al Ftse Mib (+3,12% a 0,695 euro).