“Lo scorporo della rete di Telecom è un passo obbligato per accelerare lo sviluppo infrastrutturale e, quindi, economico, del Paese”. Ferdinando Pennarola economista e docente alla Bocconi spiega i vantaggi legati all’operazione spin off.
L’Italia avrà solo da guadagnare dall’operazione di societarizzazione delle rete di accesso di Telecom?
Credo che la scelta di separare l’infrastruttura sia un scelta razionale. È evidente che il futuro del nostro Paese non può stare in mano di “n” operatori, ognuno impegnato a realizzare la propria rete. La geografia italiana – caratterizzata da brevi distanze, strade piccoli e centri ad alta densità abitativa – necessita che l’infrastruttura di telecomunicazioni sia gestita come un asset nazionale a cui tutti gli operatori hanno accesso. Ovviamente è una situazione che si verrà a concretizzare a medio termine, dato che nel breve Telecom Italia manterrà il 100% della newco di rete con un successivo ingresso nel capitale di Cassa Depositi e Prestiti.
Come giudica l’intervento di Cdp in questa operazione?
Parziale, dal punto di vista di vista economico-razionale. L’intervento della Cassa Depositi e Prestiti, per come si è configurato finora, sembra essere solo quello di un socio finanziario quando l’operazione andrebbe valutata anche dal punto di vista della progettazione industriale. In questo senso Cdp potrebbe giocare un ruolo importante, ma finora non è stato adeguatamente evidenziato.
La buona riuscita dello spin off dipende anche dalle regole. Lei si è fatto un’idea di come debbano essere?
Ovviamente sarà Agcom a decidere quale sarà il quadro regolatorio più efficace. Per quello che mi riguarda, partendo da presupposto che non ci sono benchmark internazionali a cui fare riferimento, posso immaginare che si metterà mano alle norme sui comportamenti simmetrici e asimmetrici degli operatori nei confronti della rete così come al sistema di tariffe di accesso alla rete.