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Per le mobile app si mette male: gli “assistenti” AI guadagnano terreno



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ChatGpt & co sostituiranno da qui ai prossimi due anni molte delle funzionalità delle applicazioni, provocandone un calo di utilizzo del 25%. Le previsioni di Gartner: “Si va verso un consolidamento dei servizi per smartphone per raggiungere più utenti e abbassare i costi”

Pubblicato il 20 gen 2025



intelligenza artificiale, chatbot, smart working

Entro il 2027 l’utilizzo delle app mobili diminuirà del 25% a causa degli assistenti AI. Gli utenti di smartphone si rivolgeranno agli assistenti AI, come Apple Intelligence, ChatGpt, Google Gemini, Meta AI e altri, per sostituire le app per molte funzioni. Lo afferma Gartner, chiarendo – per voce di Emily Weiss, Senior Principal per la Marketing Practice – che “i Cmo dovrebbero iniziare a pianificare lo scenario per gli impatti della diminuzione dell’uso delle app mobili”, tenendo presente che “oltre all’impatto degli assistenti AI, le app si consolideranno tra marchi e aziende diverse, creando partnership o consorzi di app mobili per raggiungere più utenti per app su scala e ridurre i costi di creazione e manutenzione”.

“I marchi che hanno un basso coinvolgimento e una bassa fidelizzazione alle app saranno probabilmente i primi a risentirne – spiega Weiss -: questo sarà uno sviluppo positivo per i marchi che non dipendono eccessivamente dall’aumento dei ricavi tramite le app, in quanto i costi di sviluppo delle app diminuiranno. Altri marchi potrebbero essere gravemente colpiti dalla disintermediazione degli utenti che si rivolgono agli assistenti AI per i servizi. La perdita di utenti delle app comporterà anche la perdita della raccolta di dati di prima parte e la possibilità di raggiungere un numero inferiore di utenti tramite le notifiche push per dispositivi mobili”.

Creazione contenuti sempre più AI-driven

L’indagine rivela che, entro il 2026, più di un terzo dei contenuti web sarà creato ai fini della ricerca alimentata dall’intelligenza artificiale.

Secondo la Cmo Spend Survey 2024 di Gartner, condotta su 395 intervistati tra febbraio e marzo 2024, il Cmo medio ha destinato quasi un quarto del proprio budget per il marketing digitale alla ricerca. Oltre agli utenti finali che visitano direttamente un sito web, la ricerca genera attualmente più traffico verso il sito web di un’azienda commerciale rispetto a qualsiasi altra fonte di riferimento. Per questo motivo, una perdita di traffico proveniente dalla ricerca a causa di cambiamenti algoritmici da parte dei principali motori di ricerca avrebbe un impatto commerciale tangibile e negativo per qualsiasi organizzazione.

“I Cmo dovranno indirizzare i loro team verso l’assunzione di talenti con una forte comprensione del modo in cui GenAI, e le più ampie influenze dell’AI, influiscono sulle prestazioni dei loro contenuti negli algoritmi di ricerca”, afferma Weiss. “Sarà importante migliorare la funzione investendo in talenti di ricerca e di contenuto con competenze di AI. Questi collaboratori dovranno avere dimestichezza con la creazione o l’ottimizzazione dei contenuti per allenarsi e classificarsi all’interno degli algoritmi di ricerca in evoluzione”.

Cresce il ruolo dei canali di abbonamento a gruppi chiusi

Emerge inoltre che entro il 2028 i marketer digitali sposteranno il 30% del loro budget per il Paid Social a sostegno della pubblicità e delle partnership su canali basati su abbonamenti. Per i Cmo – fa infatti presente Gartner – sta diventando sempre più difficile mantenere, per non parlare di aumentare, la propria portata e il proprio coinvolgimento tra i consumatori. Questo è particolarmente vero quando i consumatori spostano i loro comportamenti tecnologici e mediatici dai social media ad altre piattaforme e canali in abbonamento.

L’indagine Cmo Spend 2024 di Gartner rileva che dal 2022 i social a pagamento hanno mantenuto la più alta allocazione di budget per tutti i media digitali spesi. Nel 2024, i leader del marketing B2C hanno dichiarato di destinare il 14,3% del loro budget per i canali digitali alla pubblicità sui social media (con un aumento rispetto al 12,3% del 2023). “Le comunità di gruppi chiusi e i canali di abbonamento offrono una potenziale alternativa ai consumatori e ai creatori di contenuti stanchi dei social media che vogliono fare di più che alimentare l’algoritmo”, chiarisce Weiss. “I brand possono sfruttare i canali di abbonamento a gruppi chiusi – come Substack, Patreon e Discord – e i creatori professionisti che ne fanno parte per raggiungere un pubblico di riferimento che si sta già impegnando con i contenuti che si è auto-selezionato per consumarli”.

Il nodo: come e quando affidarsi agli agenti AI

Entro il 2027, l’85% dei dati dei clienti sarà raccolto da interazioni automatizzate o guidate da agenti AI. Gli attuali modelli di IA, come i modelli linguistici di grandi dimensioni (Llm), non hanno la capacità di eseguire autonomamente i compiti e di adattarsi in ambienti complessi. Tuttavia, con l’aggiunta di nuovi livelli di intelligenza, i nuovi agenti di IA sono destinati a diventare rapidamente più capaci e affidabili, mentre i marchi cercano di risolvere i casi d’uso rivolti ai clienti.

“Ci saranno più agenti di IA che persone, per cui gli approcci attuali richiedono la presenza di esseri umani, ma questa idea diventerà rapidamente obsoleta. Gli operatori di marketing dovranno stabilire quando e come affidarsi agli agenti di intelligenza artificiale per agire per conto del marchio e dei clienti in aree chiave”, conclude Weiss.

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