“Realizzerò un progetto che accarezzo da anni: la costruzione di un museo dell’antimafia, a Palermo. Mettere d’accordo le tante realtà dell’associazionismo antimafia è difficile. Quindi ho pensato di chiedere a Tim di aiutarmi, dando un supporto tecnico a questo progetto. Non c’è stato bisogno di convincerli”.
E’ in una intervista rilasciata al settimanale Oggi che Pierfrancesco Diliberto – in arte Pif – spiega i motivi della sua partecipazione agli ai nuovi spot della Tim. Motivi da ricondurre all’intenzione di realizzare un ambizioso progetto per la costruzione di un museo dell’Antimafia a Palermo.
Il progetto è sostenuto da Tim, di cui Pif è diventato testimonial attirandosi le critiche di chi lo aveva osannato per le sue battaglie sociali, di chi lo aveva eletto a simbolo di una lotta alla mafia combattuta con il solo strumento di una piccola telecamera, prima, e svelata nelle sale cinematografiche con l’uscita del suo primo film “La mafia uccide soltanto d’estate”. Una critica che lo accusa di aver perso, con il sodalizio con Tim, la caratteristica genuinità del personaggio di nicchia ed essersi in qualche modo ‘venduto’ alla popolarità.
“Stiamo cercando un posto adatto – continua Pif, che il prossimo 15 aprile tornerà con gli episodi della nuova stagione de “Il Testimone” su Mtv -, in centro, ma ci sono problemi. Io, però, sono disposto a metterci soldi miei pur di vederlo nascere”. A “Le invasioni barbariche”, dove era stato ospite di Daria Bignardi, aveva detto di capire la gente qualora avesse provato fastidio per una scelta difficile da comprendere, spiegando che lui stesso aveva vissuto il crollo di alcuni miti che si erano adeguati alla popolarità. Su “Oggi”, invece, Pierfrancesco Diliberto racconta il fine nobile di una causa sposata in pieno dalla Tim.