Pileri (Csit): primo passo, rendere obbligatori servizi via Web

Pubblicato il 11 Nov 2009

Internet in Italia viene usato al 66% dalle imprese, di conseguenza
“il danno maggiore dal digital divide” è per il mondo delle
aziende. Intervistato dal Corriere della Sera, a pochi giorni
dall’annuncio dell’uscita da Telecom Italia, Stefano Pileri,
che rimane presidente di Confindustria Servizi Innovativi e
Tecnologici, ricorda che nel mondo delle imprese, chi trova utile
il Web non sono tanto le piccole, quanto le medie che però “a
volte operano in zone dove l'ampiezza di banda non è presente
o sufficiente. E da queste ultime che viene lo stimolo pi forte
verso la Confindustria a darsi da fare”.

Nelle famiglie non è molto diverso visto che “solo il 45%
utilizza l'Adsl e solo il 62% possiede un personal computer.
Anche qui: la maggior parte considera Internet uno strumento
pressoché inutile. E ripropone l'antico dilemma se si debbano
realizzare prima le autostrade o le automobili”. Per superare
l’empasse secondo Pileri serve rendere “progressivamente
obbligatoria l'erogazione dl alcuni servizi via Internet,
dandosi precise scadenze temporali: per esempio porsi
l'obiettivo di mettere tutte le ricette mediche digitali in
rete entro il dicembre del 2012. La stessa cosa si potrebbe fare,
in ambito scolastico, rendendo obbligatorie le transazioni con la
scuola”.

Anche la televisione potrebbe giocare un ruolo, soprattutto con i
nuovo apparecchi già predisposti per Internet. “Con il passaggio
al digitale terrestre abbiamo l'opportunità straordinaria di
rinnovare il parco televisori facendo compiere alle famiglie il
balzo verso Internet. Un Internet comodo, semplice, integrato nei
palinsesti televisivi, e offrendo servizi veramente utili”.
Nuovi spazi anche per gli operatori televisivi, da Rai a Mediaset a
Sky, che potrebbero investire per offrire, accanto al bouquet
tradizionale, lineare, “nuove forme interattive a pagamento che
la tecnologia consente. Una prospettiva che soprattutto Mediaset ha
più volte dimostrato di voler seguire”.

Per quanto riguarda la nuova rete in fibra “Confindustria è
d'accordo innanzitutto sulla necessità di procedere con un
grande progetto nazionale. Ci va bene un'iniziativa comune
pubblico-privata sull'infrastruttura di base. Quando però si
passa a discutere della topologia della rete in fibra ottica, tra i
nostri rappresentati – Telecom da una parte e i concorrenti
dall'altra – c'è ancora una netta differenza di posizioni
e di interessi. Per questo motivo è più concreto limitarsi alla
creazione delle canalizzazioni”.

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