L'AUDIZIONE AL SENATO

Pitruzzella: “Scorporo rete complicato, politica dia voce chiara”

In audizione al Senato il presidente dell’Antitrust interviene sull’ipotesi di spin off: “Allentamento vincoli possibile solo una volta chiarita la governance”. Da sciogliere anche la questione costi. Su Cdp: “L’ingresso nella newco va valutato sotto il profilo della concorrenza”

Pubblicato il 23 Lug 2013

Federica Meta

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“Il grado di allentamento dei vincoli regolatori” è tra i nodi da sciogliere per l’operazione di scorporo della rete di Telecom Italia, ma “solo una volta chiarito l’aspetto della governance sarà possibile valutare se ed in che misura sarà possibile liberare” tanto la nuova società della rete che Telecom “dagli obblighi regolamentari vigenti, senza compromettere le condizioni concorrenziali dei mercati delle comunicazioni elettroniche e disincentivare gli investimenti degli operatori alternativi”. Lo ha indicato il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, in audizione al Senato. ”Peraltro – ha aggiunto – alle relative analisi di mercato dovrà essere demandato il compito di stabilire l’insieme minimo di vincoli ai quali un operatore in indubbia posizione dominante sulla rete di accesso”, come la società della rete che si andrà a creare “dovrà comunque essere assoggettato”.

La stessa Telecom, ha ricordato Pitruzzella di fronte alla Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni in Senato, “ha condizionato l’operazione di societarizzazione ad un sostanziale allentamento dei vincoli regolamentari relativi non solo alle condizioni di accesso, ma anche alle offerte praticate alla clientela finale”. E ”di fronte ad una simile prospettiva i concorrenti hanno richiesto, anche all’Autorità, condivisibilmente, che tale operazione si accompagni ad adeguate garanzie di accesso alla rete neutrale e basato sulle medesime condizioni di fornitura per tutti gli operatori, in altri termini che si realizzi effettivamente l’Equivalence of Input”.

Pitruzzella considera tra i nodi da sciogliere anche quello dei tempi dell’operazione che “richiederebbe dai 24 ai 30 mesi per essere completata. Nel frattempo – ha indicato – occorre che il quadro regolamentare mantenga le condizioni di accesso al momento effettivamente prevalenti”. Poi, un ultimo, ma non meno rilevante, aspetto è costituito dai costi dell’operazione derivanti, non solo dalla necessità di adeguamento di sistemi ed apparati, ma anche dalla circostanza per cui nella contabilità” della nuova società “confluiranno i costi regolamentari attribuiti ai servizi di accesso. La corretta valutazione degli stessi appare quindi quanto mai rilevante al fine di operare una corretta allocazione dei costi complessivi dell’operazione”.

Per l’Antitrust l’eventuale ingresso di Cassa depositi e prestiti (Cdp) nella società alla quale Telecom Italia vuole affidare la rete di accesso dovrà essere vagliata sotto il profilo della concorrenza perché potrebbe realizzare l’unione di due delle tre principali reti telefoniche fisse italiane. “In tema di governance occorre tener conto che se Cdp entrerà nel capitale della nuova società dovranno essere analizzati gli effetti di tale partecipazione alla luce della presenza della Cassa nel capitale di Metroweb”, la società che controlla la rete in fibra ottica nell’area milanese, dice il garante nella sua relazione in commissione. Secondo l’Antitrust tale valutazione è dovuta perché tutto ciò andrebbe “a determinare un collegamento tra due dei tre principali operatori di rete fissa, in particolare di nuova generazione, presenti in Italia. Occorrerà tener conto della possibile riduzione della concorrenza e delle eventuali sinergie che permetterebbero di ottimizzare gli investimenti nel settore”, ha detto Pitruzzella. Metroweb ha l’87,16% del suo capitale nelle mani di Metroweb Italia, partecipata a sua volta al 46,2% dal Fondo Strategico Italiano (gruppo Cdp) e al 53,8% da F2i.

“In mancanza di una decisione volontaria di Telecom di procedere ad una separazione proprietaria della rete di accesso –ha proseguito Pitruzzella – è necessario considerare assetti alternativi, che pure non mancano, per assicurare l’effettiva indipendenza della nuova entità rispetto a Telecom”.

“I modelli di separazione possono essere molteplici, tutti contraddistinti dalla caratteristica comune della presenza di meccanismi di governance e di monitoraggio delle decisioni da parte di organismi di garanzia. Un esempio – ha continuato Pitruzzella – è costituito dal modello britannico di Openreach che è caratterizzato da una governance rigorosa – sia in presenza di mera divisionalizzazione e non societarizzazione della rete – sotto la supervisione del regolatore di settore”. “Altra fonte di ispirazione puo’ derivare dalla regolamentazione comunitaria nel settore energetico”, ha sottolineato.

Pitruzzella ha poi auspicato che la politica “possa dare una sua voce chiara” sullo spin off. “Credo che le autorità indipendenti, che in Italia sono anche troppe, servono se restano nell’alveo a loro consegnato, io ho presentato la mia relazione ma non c’è la scelta, solo varie proposte”, ha aggiunto Pitruzzella che ha parlato di “operazione positiva. Dal punto di vista imprenditoriale ed istituzionale è un processo enorme ma sul quanto scorporare è una valutazione che spetterà all’autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. E’ un’operazione complicata che va seguita, se si tiene al futuro del paese, si deve prestare massima attenzione, e a mio modesto parere la politica non può stare solo a guardare nel rispetto dell’autonomia imprenditoriale”.

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