L’ingresso di Cdp nel capitale di Tim piace al mondo politico. L’operazione è stata decisa a valle di un summit tra i vertici della Cassa e il governo. Ma ogni mossa risulta verificata anche con le principali forze politiche, dai 5 Stelle alla Lega fino a Forza Italia. I due partiti usciti vincitori da questa tornata elettorale – 5 Stelle e Lega – a spingere per un controllo più serrato dello Stato nella rete Tim.
Nel manifesto elettorale dell’M5S era stato sottolineato l’impegno “affinché l’infrastruttura di rete e la relativa gestione siano a maggioranza pubblica”. “Vogliamo creare le condizioni – si legge nel testo – per unire le porzioni di rete attualmente detenute dai principali soggetti operanti nella realizzazione, gestione e manutenzione della rete in fibra ottica in un’unica infrastruttura”. In che modo? “Attraverso l’unione tra la Open Fiber (la società è partecipata da Enel e Cdp ndr) pubblica e la principale infrastruttura di rete del nostro Paese”.
La strategia pentastellata è stata ribadita anche dal deputato 5 Stelle, Stefano Buffagni, dopo la notizia dell’ingresso della Cassa in Tim. “Il nostro Stato deve tornare a farsi rispettare dai cugini d’oltralpe- Scrive in un post su Facebook – Per questo è fondamentale riprendere, da mano straniera, la nostra infrastruttura tecnologica e di telecomunicazioni perché l’interesse pubblico è sovrano in un’Italia a 5 stelle”.
L’operazione Cdp ha anche il placet della Lega che da tempo si batte per la funzione pubblica da rete di Tim, oltre che dei cavi sottomarini della controllata Sparkle,: in questo senso diventa strategica la newco della rete con un ruolo per Cdp. Nelle scorse settimane Matteo Salvini si è detto “favorevole” a uno scorporo della rete Tim per “difendere l’interesse nazionale”.
Scontato anche il via libera di Forza Italia alla luce dei rapporti “poco cordiali” tra Silvio Berlusconi e Vincent Bolloré, come testimonia indirettamente anche l’accordo commerciale stretto la scorsa settimana da Mediaset con Sky.