Prima di tutto si dovrà concludere la prima fase della creazione del grande polo nazionale delle torri, destinato a nascere dall’incorporazione della newco delle infrastrutture di trasmissione mobili di Vodafone in Inwit, e poi si potrà passare alla fase due, quella della ricerca di un partner finanziario che sia in grado di fornire le basi necessarie per pensare a una eventuale ulteriore crescita del perimetro dell’alleanza.
Intanto però, si legge su MF MilanoFinanza, c’è da chiudere l’operazione che consentirà di portare in Inwit le 11mila antenne mobili di Vodafone, con l’assemblea dei soci della controllata Tim chiamata a dare il via libera al merger prima che si possano compiere ulteriori passi in avanti. Se infatti il primo passo sarà quello di creare una struttura societaria che veda la presenza paritetica di Tim e Vodafone con un 35,7% a testa della società, in un orizzonte di tempo più lungo è plausibile pensare che i due operatori possano decidere di scendere fino a un complessivo 51%, lasciando spazio libero a chi viglia intanto iniziare con un 20% per poi poter salire progressivamente.
Ma come avverrà la fusione? Vodafone dal suo canto trasferirà le sue 11 mila torri in Vodafone Europe, che sarà rilevata da Inwit con il versamento di circa 2,14 miliardi per il 42% della società, e per il rimanente con proprie azioni, in tutto 3560 milioni di titoli che saranno emessi in aumento di capitale e riservati a Vodafone. Quest’operazione porterà così alla creazione di in polo da oltre 22mila torri, che sarà il più importante sul mercato italiano e potrà successivamente trattare per crescere ulteriormente con le altre realtà del settore presenti in Italia.