Francesco Caio non si è ancora insediato da amministratore delegato di Poste Italiane, ma la fama di innovatore del mister agenda digitale uscente lo ha preceduto. Così i sindacati iniziano a mettere a punto l’agenda dei punti di cui discutere con il nuovo numero uno dell’azienda, e alle preoccupazioni per un eventuale spacchettamento aggiungono anche una serie di proposte per modernizzare l’azienda e metterla sempre più al passo con i tempi.
In attesa che Caio, dopo l’assemblea in programma tra due settimane, prenda possesso del suo nuovo ufficio al posto di Massimo Sarmi, pare già chiara la sfida che dovrà affrontatare, quella della privatizzazione del gruppo, di cui il 40% dovrebbe essere quotato in borsa entro la fine del 2014.
Mario Petitto (nella foto), segretario generale di Slp Cisl, fa il punto della situazione in attesa dell’insediamento di Caio, e conferma innanzitutto la propria contrarietà “a ogni tentativo di spacchettare Poste. Non si possono fare spezzatini, dividendo le attività in utile, come quelle finanziarie e assicurative, da quelle in sofferenza “.
“Ci sono ampi margini per l’innovazione – afferma poi – a cominciare dai porta lettere, che potrebbero, grazie a speciali palmari, offrire servizi a domicilio, evitando, per esempio, alla signora anziana di dovere raggiungere lo sportello per pagare una semplice bolletta. Per chi ha difficoltà basterà così ricorrere al postino hi-tech, che oltre alla consegna delle corrispondenza potrà mettere a disposizione del cliente il suo computerino, per sbrigare le diverse pratiche”. Un’altra delle frontiere tecnologiche è rappresentata dal chiosco automatico per spedire e ritirare i pacchi, sull’onda degli acquisti on line. “Anche in questo caso è stato già avviato un progetto pilota a Milano – spiega Petitto – che mira ad ovviare al problema delle code, consentendo anche dei risparmi per l’azienda”.
La privatizzazione in programma, dovrebbe garantire allo Stato un introito tra i 4 e i 5 miliardi di euro, mentre si inizia a parlare anche della possibilità di aprire le porte per l’azionariato dei dipendenti. Una possibilità che la Slp Cisl vede di buon occhio, soprattutto “se si permettesse ai lavoratori di ‘esprimere la loro rappresentanza nei consigli di amministrazione”.