Anche il nostro Paese adesso è palcoscenico di una sfida giocata a
livello globale: la rinascita di Motorola. Da gennaio la filiale
italiana seguirà il percorso tracciato dalla casa madre,
"spaccandosi" in due con la costituzione di due legal
entities separate: Motorola Solutions che sarà guidata da Massimo
Gotti, già presidente e Ad di Motorola, e Motorola Mobility Italia
con a capo Paolo Prearo in qualità di Ad.
Romano, 48 enne, Prearo ha in mente una strategia per ripartire, di
pari passo con la nuova vita dell’azienda americana. “È
un’azienda che deve costruirsi un abito nuovo. Negli Usa ha
cambiato faccia completamente”.
In che modo?
Dal punto di vista tecnologico, l’adozione del sistema Android
dà una nuova identità ai nostri prodotti. Android ci ha permesso
di arrivare a un alto livello tecnologico, che è ora anche il
minimo necessario per vendere smartphone competitivi. C’è
inoltre una nuova azienda, totalmente focalizzata sulla telefonia
mobile, dopo essersi scissa dalla parte dedicata alle
infrastrutture. Con le ultime acquisizioni di aziende nell’ambito
dei contenuti, inoltre, sta cercando di gareggiare sia
sull’hardware sia sui servizi.
Perché questa doppia scommessa?
Abbiamo imparato una cosa. Da Apple prima e da Android dopo: è
importante creare un ecosistema hardware-software per sfruttare
meglio le potenzialità del sistema operativo.
Il tutto, verso quali obiettivi?
Gli obiettivi sono a valore e non in volumi di vendita. Motorola si
è focalizzata su prodotti di fascia medio-alta, per soddisfare i
diversi segmenti di un pubblico sempre più evoluto. Nel 2011
quindi si continuerà a stabilizzare l’azienda e a promuovere i
prodotti che generano valore, senza mirare al classico obiettivo
della market share. Oltre alla creazione di valore, l’altro
obiettivo è quello di riconquistare la preferenza di tutto il
pubblico e quindi di offrire prodotti in grado di soddisfare le
diverse esigenze delle varie categorie di utenti. Sfruttando la
forza e la credibilità che il brand continua ad avere.
Che cosa le fa credere in una rinascita?
Molti segnali. È stata buona la scelta di puntare tutto su un
sistema operativo nuovo, che all’epoca era sconosciuto e adesso
è senza dubbio il principale avversario di Apple: Android. Poi è
servita la riorganizzazione a livello mondiale, per ridurre i
costi. La scissione della parte infrastrutture ha dimostrato che
quest’azienda è in grado di ribaltare la situazione e di
lavorare su prospettive più a lungo termine.
Passiamo all’Italia. Come arriva nel suo nuovo ruolo,
dopo 13 anni in Nokia e uno in Samsung?
È una sfida che ho voluto cogliere. Il marchio Motorola per me è
sempre stato di riferimento nel mondo dei cellulari. Facevamo
sempre il benchmark con Motorola quando ero in Nokia.
Come giudica Motorola Italia?
È un terreno fertile su cui lavorare al fine di rifocalizzare
l’organizzazione su nuovi obiettivi dell’azienda. La strategia
è essere presenti su tutti i canali. Nel 2010 abbiamo già
ricostruito la distribuzione, ora si tratta di affinarla. Al
momento siamo nel portafoglio di alcuni operatori – Tim e Wind- con
i quali stiamo lavorando per costruire una solida relazione di
lungo periodo profittevole per tutte le parti. Abbiamo la
necessità di dare il giusto ruolo e visibilità ai nostri
prodotti. Gli operatori sono strategici poiché sanno valorizzare i
prodotti di fascia alta. E attraverso loro si può entrare nel
segmento business, per il quale abbiamo prodotti e soluzioni già
all’altezza delle specifiche richieste di questo tipo di
utenza.
A parte affinare i rapporti con gli operatori, su cosa
punta la strategia?
Sicuramente la presenza nelle catene di distribuzione più
importanti del mercato retail, un portfolio prodotti completo per
la clientela consumer e business. Ed infine, ma non certo per
importanza, l’ingresso in nuovi segmenti, come i tablet, con
soluzioni che implementano mobilità e convergenza tra Pc e
telefonia.