“Per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Digitale sono necessari ingenti investimenti che devono combinare risorse private e risorse pubbliche, in primis i fondi strutturali dell’Ue. Se necessario, Governo e Parlamento dovranno valutare se intervenire per trovare soluzioni, tra cui una società della rete”. E’ quanto afferma il commissario dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni Antonio Preto, in un’intervista all’Adnkronos.
”L’Agcom ha avviato con l’Agcm un’indagine conoscitiva sulla rete per delineare una strategia regolamentare che stimoli gli investimenti funzionali agli obiettivi dell’Agenda digitale fissati per il 2020 e valutare come evolveranno le condizioni concorrenziali del mercato”, spiega Preto. “La nostra indagine ha dunque finalità in parte diverse dal Rapporto del Gruppo di lavoro di Francesco Caio il quale invece sarà il riferimento per scelte di politica economica e industriale che spettano al Governo. La nostra indagine, indipendente come le Autorità che la realizzano, focalizzandosi maggiormente su elementi di natura concorrenziale e regolamentare, esplorerà tra gli altri i processi di convergenza tra architetture di rete fisse e mobili – conclude – nonché le strategie degli operatori volte a condividere infrastrutture già esistenti ed a realizzare congiuntamente reti di nuova generazione”.
La settimana prossima dovrebbe invece essere reso noto il rapporto Caio sulla banda larga che contiene un’analisi degli investimenti sin qui fatti e dei piani di sviluppo dei principali gestori, al fine di valutarne la congruenza con gli obiettivi di copertura indicati dalla Ue per il 2020, e include proposte per un ruolo più attivo della Presidenza del Consiglio nella definizione e monitoraggio della politica industriale nel settore delle comunicazioni digitali. “Daremo subito attuazione al Rapporto in maniera stringente”, ha affermato Letta ieri dopo che Caio ha consegnato nelle sue mani lo studio.
Il rapporto Caio punterà il dito contro il rallentamento degli investimenti nella rete internet veloce che potrebbe seriamente ritardare il raggiungimento, da parte dell’Italia entro il 2020, degli obiettivi dell’Agenda digitale. Il rapporto sottolineerà inoltre l’obsolescenza delle reti in rame e come risulti insoddisfacente la realizzazione di reti di accesso alla banda larga, tanto che solo il 14% delle famiglie italiane ha accesso alla rete a velocità maggiori di 30 Mbit/s per scaricare dati, video e filmati. Mentre sul fronte del digital divide, sono ancora 2,3 milioni gli italiani (il 4% della popolazione) rimasti senza una copertura da servizi a banda larga da rete fissa. Ritardi che, come avrà modo di sottolineare Caio, frenano la domanda di banda larga, lo sviluppo e la competitività delle nostre aziende.