È vero, i nostri operatori mobili virtuali sono più deboli di quelli di altri Paesi europei, ma tutto sommato crescono bene ed è certo un buon segnale di maturità l’ultima loro tendenza a infrastrutturarsi, diventando Full Mvno. Così la pensa Antonio Preto, commissario Agcom, il quale è quindi ottimista sul futuro dei virtuali, su cui “vigileremo affinché gli operatori applichino le regole”. Da ultima, una delibera di novembre 2013 che obbliga gli operatori infrastrutturati a garantire ai virtuali di passare a Full Mvno “in tempi ragionevoli”. “Ma non ritengo, ad oggi, che si debbano imporre obblighi di accesso sulla rete mobile”, puntualizza Preto.
È un momento di grande fermento per il settore dei virtuali, come mai negli ultimi anni. Come giudica la situazione di questi piccoli operatori?
Innanzitutto va detto che l’Autorità ha chiuso recentemente un’attività di monitoraggio sugli operatori mobili virtuali. Ha infatti ritenuto necessario, seppur all’interno di un procedimento non formalizzato, approfondire l’attività di questi operatori. Volevamo capire se era il caso di esercitare eventuali competenze regolamentari o di vigilanza.
E che cosa ne avete ricavato?
Gli operatori virtuali sono entrati sul mercato italiano con un certo ritardo rispetto a quanto avvenuto in altri paesi, in una fase in cui il mercato della telefonia mobile era già molto evoluto. Questo fattore potrebbe aver condizionato la loro minore diffusione nel nostro paese. Ma i dati più recenti ci confermano che il contributo degli operatori mobili virtuali al mercato è ormai crescente. Secondo l’ultimo Osservatorio Trimestrale Agcom ci sono 5,25 milioni di sim di operatori virtuali che rappresentano il 5,4% di tutta la clientela mobile. La crescita delle sim dei virtuali negli ultimi due anni è stata del 45%. Primeggia Poste Mobile con un quota di mercato del 52,4%, seguita da Fastweb con il 15,5% e Coop Italia con l’8,1%.
Previsioni per quest’anno?
I virtuali continueranno a crescere. È positiva l’ultima tendenza a infrastrutturarsi, per diventare Full Mvno. A tal proposito, con la recente delibera 651/13/Cons del 15 novembre 2013 l’Autorità ha stabilito che tale evoluzione – che consente anche di ospitare altri virtuali sui propri sistemi – deve essere garantita in un tempo ragionevole. Così è possibile dare certezza per una eventuale attività sanzionatoria, in caso di contenzioso, nei confronti di quegli operatori che dovessero ostacolare tale processo. Inoltre, a breve avvieremo il quarto ciclo di analisi del mercato dei servizi di terminazione vocale e allargheremo il perimetro di analisi includendo, per la prima volta, anche gli operatori virtuali per decidere se e in che modo regolamentare la loro terminazione.
Secondo alcuni virtuali questo non basta. In particolare Fabrizio Bona, fondatore di Bip Mobile, ha dichiarato che ai virtuali dovrebbe essere garantito l’accesso alle reti degli operatori infrastrutturati, persino a tariffe regolamentate. Un po’ come avviene su rete Telecom Italia fissa.
Gli operatori virtuali riescono a proporre offerte al dettaglio molto competitive e quindi l’Autorità non ritiene, ad oggi, che imporre obblighi di accesso su rete mobile possa essere una valida soluzione, alternativa al contenzioso, alle criticità di natura concorrenziale – in buona parte asimmetrie di natura contrattuale – lamentate da alcuni operatori virtuali.
Come evitare altri casi Bip?
È certo una lezione che dobbiamo apprendere. Nelle prossime settimane faremo una riflessione più complessiva per mettere a frutto quest’esperienza e pensare a eventuali iniziative. Per ora trovo interessante l’idea, promossa dalle associazioni dei consumatori, di un fondo compensativo che possa tutelare l’utenza in casi problematici, da attivarsi in caso di crisi o di insolvenza. Manca però la base giuridica: tocca a Governo e Parlamento crearla. A parte questo, gli strumenti di legge già disponibili li abbiamo utilizzati tutti, nel caso Bip. Abbiamo infatti subito approvato una delibera per facilitare la migrazione dei clienti di Bip verso gli altri operatori elevando la capacità di evasione di questa procedura da 500 a 15.000 numeri al giorno. Quanto al credito residuo, occorre chiarire un aspetto molto importante. L’impresa ha presentato un ricorso per essere ammessa al concordato preventivo. Il Tribunale ha dato tempo fino al 15 marzo per presentare un piano relativo ai crediti, come previsto dalla legge fallimentare. Questo significa che le vicende creditizie sono rimesse nelle mani del Giudice. Noi non possiamo incidere sul potere giurisdizionale. Allo stesso tempo, abbiamo promosso un tavolo tra tutti gli operatori e le associazioni degli utenti finalizzato a migliorare la situazione. L’Autorità si preoccuperà di definire un quadro informativo certo e di far rispettare le norme, senza però poter interferire con l’autorità giudiziaria.