Privacy: l’Italia rischia la procedura di infrazione

Sotto i riflettori della Ue un emendamento, al vaglio della Camera la prossima settimana, che mira a prorogare per altri due anni l’utilizzo delle banche dati da parte delle società di teleselling senza il preventivo consenso degli utenti

Pubblicato il 12 Nov 2009

L'Italia rischia la procedura di infrazione in materia di
privacy. L'avvertimento è a firma della Commissione europea e
sarebbe il Commissario Viviane Reding a spingere in questa
direzione: se l'Italia prorogherà la possibilità di
utilizzare le banche dati a fini commerciali in contrasto con le
norme Ue, alla Commissione europea non resterà che andare avanti
verso l'apertura di una procedura d'infrazione.

Nel mirino della Commissione il decreto legge 207 del 30 dicembre
2008, convertito in legge nel febbraio 2009, che ha permesso
l'utilizzo delle banche dati – inclusi gli elenchi telefonici
senza il preventivo consenso degli utenti – per fini promozionali
fino al 31 dicembre 2009.

I riflettori della Ue sono ora puntati sull'emendamento Malan
(dal nome del senatore del Pdl), in discussione la prossima
settimana alla Camera (il Senato ha già dato l'ok il 6
novembre), al decreto legge 25 settembre 2009 contenente
disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari:
con l'emendamento l'Italia si appresta a prorogare per
circa due anni l'utilizzo delle banche dati.

''La normativa europea parla chiaro e guardiamo con
preoccupazione all'evolversi della situazione italiana",
fa sapere una fonte comunitaria vicina al commissario Reding.

Le associazioni dei consumatori hanno già chiesto al governo di
ritirare l'emendamento proposto dal senatore del Pdl, Lucio
Malan, col quale verrebbe prorogata per quasi due anni, a partire
dal primo gennaio, la sospensione della normativa sulla privacy che
consente appunto alle società di teleselling di utilizzare a fini
commerciali i dati senza il consenso preventivo ed esplicito degli
utenti.

Si dice scettico sulla misura l'Autorità Garante per la
Privacy. "I cittadini verranno disturbati da una quantità
incredibile di telefonate pubblicitarie, anche se non hanno mai
dato il loro consenso alle chiamate", ha commentato Mauro
Paissan dell'autorità garante per la Privacy a seguito
dell'ok da parte del Senato nei giorni scorsi. "Si tratta
di un errore. Gli utenti telefonici verranno bombardati di messaggi
e si vedranno costretti a iscriversi a un apposito registro per
opporsi. Ma questi registri non hanno funzionato in nessun paese
dove sono stati istituiti. E comunque molti cittadini, soprattutto
gli anziani, troveranno molta difficoltà a manifestare il loro
dissenso".

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