“Separare le rete è per Telecom un passo obbligato perché il suo debito sta calando troppo lentamente e perché è suoi azionisti non sono in grado di mettere in campo gli investimenti necessari”. Ne è convinto Luigi Prosperetti professore di Economia industriale all’Università Milano-Bicocca, che spiega il perché è necessaria l’operazione spin off.
Non crede che lo scorporo possa avere anche benefici per la concorrenza? C’è chi pensa che una rete separata dall’ex incumbent sia garanzia di maggiore apertura ad altri operatori.
Guardi io credo di essere un minoranza nel dire che In Italia non esistano problemi di concorrenza. Certo, l’Antistrust ha da poco multato Telecom ma se guardiamo in prospettiva è una cosa che non accadeva da anni. Trovo strumentali le affermazioni degli operatori più piccoli, secondo cui lo scorporo serve per aumentare la concorrenza. Semmai – a mio avviso – faciliterà il “governo” della concorrenza.
In che senso?
Nel senso che non si può pensare di separare la rete mantenendo questo impianto regolatorio. Il processo si deve accompagnare ad un accordo con le autorità che saranno disposte ad alleggerire il carico di norme quanto più aumenta la distanza tra il fornitore di servizi e il proprietario dell’infrastruttura. Separare le rete e cambiare le regole diventano dunque i pilastri da cui ripartire con gli investimenti a banda larga e ultralarga.
Si profila un ruolo essenziale della Cassa Depositi e Prestiti. Lei che idea si è fatto di questo intervento?
Gli investimenti sulle rete hanno bisogno di investitori “pazienti” che guardano in ottica di lungo periodo e accettano il fatto che – contrariamente alle leggi dell’economia dove è la domanda crea l’offerta – quando si investe in banda larga si aumenta la domanda sperando che la domanda arrivi. Certamente la Cdp è un investitore con queste caratteristiche.