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Protezionismo IT, la Cina torna sui suoi passi (per ora)

Gli Usa incassano una prima vittoria nella guerra sui sistemi bancari IT “certificati”. Rinviata l’entrata in vigore delle nuove norme che costringerebbero i vendor occidentali a rivelare il codice sorgente

Pubblicato il 31 Mar 2015

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La Cina ha deciso di rimandare, per ora, l’entrata in vigore delle nuove regole che restringono la gamma di tecnologie “permesse” nel settore bancario e che aveva messo in allarme le aziende occidentali e in particolare statunitensi: Washington ritiene le norme una “sleale pressione regolatoria sulle aziende estere”, come indicato da un portavoce del ministero Usa del Tesoro che ha dato notizia del rinvio dell’attuazione del regolamento dopo che si è svolto l’incontro tra il segretario americano al Tesoro Jack Lew e un gruppo di alti rappreentanti di Stato cinesi, tra cui il premier Li Keqiang.

A metà marzo la Cina aveva annunciato l’avvio dell’implementazione di nuove regole che richiedono alle banche commerciali attive nel paese di acquistare attrezzature It “sicure e controllabili”. La normativa, messa a punto dalla China banking regulatory commission (Cbrc) e dal Ministero cinese dell’Industria e dell’Information Technology, ha immediatamente spinto autorità e aziende di Stati Uniti e Unione europea a esprimere preoccupazione perché costringe i fornitori dell’It delle banche a condurre le loro attività di ricerca e sviluppo in Cina e a rivelare i loro codici sorgente alla Cbrc. Due settimane fa Pechino aveva indicato che le banche cinesi avrebbero dovuto cominciare a usare attrezzature It che rispondono ai nuovi requisiti entro il 1 aprile (pur avendo poi quattro anni di tempo per assicurarsi che il 75% dei loro prodotti It siano “sicuri e controllabili”). E’ questa deadline che la Cina ha per ora spostato in avanti.

Le regole sulle atttrezzature It “sicure e controllabili” fanno parte delle nuove leggi su cui il governo cinese sta lavorando e che hanno un impatto per le aziende occidentali. L’altra, la legge cinese anti-terrorismo, vorrebbe obbligare tutte le aziende delle Tlc e di Internet a garantire a Pechino accesso ai loro sistemi di cifratura – una norma che ha suscitato le proteste anche del presidente americano Barack Obama: “Abbiamo messo in chiaro che è un punto che dovranno cambiare se vogliono fare affari con gli Stati Uniti”, ha detto Obama riferendosi ai negoziati col presidente cinese Xi Jinping.

La norma sulle attrezzature It per il settore bancario cinese è stata letta dalle aziende occidentali come una marcata iniziativa per favorire i vendor nazionali di tecnologia. La Cina non ha commentato la decisione di rinviare la scadenza del 1 aprile per l’adozione da parte delle banche di It “sicuro e controllabile” ma i gruppi industriali americani, che hanno condotto un’intensa azione di lobby presso il governo Usa per tutelare i propri interessi, hanno espresso cauto ottimismo: “Siamo incoraggiati da questo rinvio; quello di cui abbiamo bisogno adesso è un processo di consultazione aperto e trasparente con gli stakeholder”, ha dichiarato l’executive director della U.S. Chamber of Commerce for China Jeremie Waterman.

Bsa The Software Alliance, l’associazione che conta tra i suoi iscritti Adobe Systems, Apple, Ibm, Microsoft e Oracle, e la Software and Information Industry Association, che rappresenta istituti finanziari e aziende hitech come Google e Thomson Reuters, hanno definito la notizia uno “sviluppo positivo”, ricordando che l’industria ha chiesto la sospensione totale delle nuove norme ma che già vedere pubblicate le regole bancarie della Cina e poterle commentare sarebbe un passo importante.

La cautela è d’obbligo perché, come nota oggi il Financial Times, non è chiaro quali esattamente delle nuove norme per il mondo bancario cinese siano sospese e soprattutto per quanto tempo. Non è assolutamente scontato che alla fine la Cina rinunci del tutto a controllare l’It delle sue banche, come chiesto dalle aziende americane, che sottolineano che le nuove norme le costringeranno a sottomettersi a invasive ispezioni e a cedere segreti industriali.

In una nota preparata prima dell’incontro con le controparti cinesi, il segretario al Tesoro americano Lew ha ribadito la posizione di Washington: “Abbiamo messo in chiaro che ci preoccupano i trasferimenti tecnologici forzati e tutti gli altri tentativi di ostacolare la concorrenza nel settore tecnologico, ora anche nel settore bancario, e spero che le trattative abbiano un esito positivo”.

La Cbrc a febbraio aveva garantito che prima di attuare le nuove regole avrebbe ascoltato pareri diversi. Scandali come il Datagate hanno rafforzato le iniziative di Pechino per controllare le infrastrutture critiche, nel timore che governi esteri possano spiare quello cinese, e promuovere l’industria tecnologica nazionale con investimenti miliardari in settori che vanno dal software ai semiconduttori.

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