Unbundling e qualità della rete, sale la polemica. Parte da
Fastweb parte un affondo nei confronti di Telecom Italia: "Per
quanto riguarda l'unbundling local loop – dichiara il Ceo ad
interim, Carsten Schloter in una conference call di commenti ai
dati presentati ieri – il canone in Italia diventa sempre piu'
costoso rispetto al contesto europeo e in totale
controtendenza".
Secondo il manager "la qualita' della rete in rame di
Telecom Italia continua a deteriorarsi e Telecom non investe".
Fastweb riceve da Telecom "fino al 40% di Ko sulle linee
richieste, cioè di clienti che non riesce ad attivare anche a
causa della scarsa qualità del rame".
Secondo Schloter "i problemi della rete sono destinati a
peggiorare ulteriormente per via della mancanza di
investimenti". L'unico obiettivo di Telecom Italia,
secondo il manager, sembra la marginalità a breve termine e
trattenere i soldi in azienda. "Il rischio di questo processo
è che in Italia si avrà una delle reti in rame piu'
inefficienti, ma più costose – ha concluso – questo comporterà un
effetto devastante sulla concorrenza e, di conseguenza, sul
consumatore".
A poche ore di distanza la replica, affidata a una nota secondo la
quale "nel triennio 2010-2012 Telecom Italia investirà nel
mercato domestico 9,2 miliardi di euro, di cui circa 7 miliardi di
euro in infrastrutture di rete ed Information Technology",
mentre nel 2009 gli investimenti di Telecom Italia nel mercato
domestico sono stati pari al 16,3% del fatturato, impegno
significativamente superiore a quanto posto in essere dalla stessa
Swisscom in Svizzera e pari, nello stesso periodo, al
14,4%".
Sul canone unbundling in Italia TI precisa che in Italia "è
ampiamente sotto la media europea che è di 10,2 euro/mese per quei
paesi che hanno adottato la nuova metodologia di valutazione basata
su costi incrementali come richiesto dall’Unione Europea, tra cui
Francia, Germania e Regno Unito".
Sulla percentuale di KO nei confronti di richieste Fastweb per
l’attivazione di linee in unbundling legate
all’indisponibilità della rete di Telecom Italia "è del
5,5% (media periodo gennaio 2009 marzo 2010) ed è relativa
esclusivamente agli ordini di Fastweb sulle cosiddette “linee non
attive” ovvero su clienti cui bisogna costruire ex novo una
linea. Tale valore considera anche i KO relativi ad ordini
trasmessi più volte sullo stesso cliente – sottolinea Telecom -.
La percentuale di KO relativa all’unbundling su linea esistente
è praticamente nulla, i dati relativi ai KO di rete vengono
forniti periodicamente ad Agcom, e sono nella disponibilità dei
comitati e organismi preposti al controllo".
Infine la società guidata da Bernabè ricorda una sentenza del Tar
del Lazio (avversa a Fastweb) sul ruolo degli Olo nello sviluppo
della rete. "Infondato, in punto di fatto – si legge nella
decisione del Tar – è l’assunto secondo cui la rete non
necessita di nuovi investimenti. Non solo questi sono sempre
necessari per adeguarsi alle nuove tecnologie, ma degli stessi
investimenti, e dunque dei miglioramenti della funzionalità delle
reti, beneficiano anche gli Olo, che di quelle reti si servono.
Detta conclusione spiega la ragione per cui il costo affrontato da
Telecom per migliorare le infrastrutture deve poi essere, in
proporzione, ripartito con gli altri operatori utenti intermedi
delle stesse”.