“Esiste una complessità tecnica della riforma del canone Rai di cui siamo consapevoli. I tempi sono stretti, ma l’esigenza di mettere mano alla tassa più evasa d’Italia in direzione di una maggiore equità resta”.
Lo afferma in una nota Antonello Giacomelli, sottosegretario al Mise con delega alle Comunicazioni, all’indomani della “bocciatura” di Palazzo Chigi dell’inserimento in bolletta della tassa, di cui si era vociferato nei giorni scorsi e che ieri lo stesso sottosegretario aveva prospettato come possibile, e di un eventuale rinvio della riforma.
“Stiamo verificando con il ministero dell’Economia se esistono tutte le condizioni per inserire le norme già da subito in Stabilità – prosegue Giacomelli – oppure quali siano le modalità, i percorsi e i tempi possibili”.
Secondo le notizie circolate ieri il canone Rai non solo non sarà inserito nella bolletta elettrica, ma la sua riforma non dovrebbe trovare posto nemmeno nella legge di Stabilità. Secondo quanto trapelato ieri da Palazzo Chigi i tempi tecnici imposti dalla manovra sarebbero troppo stretti per poter affrontare al suo interno anche questa questione.
Ieri sono stati formalizzati, tra gli altri emendamenti alla legge di stabilità proposti dal Governo alla votazione della commissione Bilancio della Camera, quello che dstina i proventi della gara per le frequenze televisive nazionali, oltre 31 milioni di euro, al finanziamento degli indennizzi alle emittenti televisive locali che abbandoneranno le frequenze interferenti con l’estero, aggiungendosi ai 20 milioni che erano già stati previsti per lo stesso scopo. Il termine per l’abbandono di questa porzione di spettro, intanto, slitta di qualche mese, passando dal 31 dicembre 2014 al 30 aprile 2015. Prevista inoltre anche la possibilità che le frequenze non assegnate con la gara possano essere assegnate alle Tv locali, come lo stesso sottosegretario Giacomelli aveva ultimamente annunciato per la “seconda fase” del percorso, dopo la conclusione della consultazione pubblica, l’eventuale consorziamento di alcune emittenti per razionalizzare lo spettro e l’abbandono delle frequenze di chi avrà deciso di accettare l’indennizzo.