Il canone Rai rimarrà per il 2015 fermo sulla cifra del 2014, 113,50 euro. Inoltre il Governo non interverrà per mettere in stand by la delibera Agcom sul canone delle frequenze Tv, mentre passa l’emendamento che stabilisce una corsia preferenziale per le Tv locali nella riassegnazione delle frequenze libere dopo la razionalizzazione dell’uso dello spettro.
A fissare il tetto per il Canone Rai è il maximendamento del Governo alla legge di Stabilità approvato in Senato. Fino all’ultimo era rimasta in ballo la possibilità di riformare il canone, legandolo alla bolletta elettrica, anche posticipando di un anno l’entrata in vigore della misura. Ma alla fine l’esecutivo ha optato per la soluzione di presentare un provvedimento ad hoc sulla materia nel nuovo anno. “Il canone in bolletta era una buona idea – aveva commentato ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi – ma c’erano problemi tecnici. Voglio una Rai e un Paese all’avanguardia. E’ arrivato il momento di occuparsi di Rai in modo strategico. Io voglio una Rai come quella di Benigni, che ci ha fatto emozionare. Voglio una Rai all’avanguardia, che sia sui telefonini, che venda all’estero. Anche qui ho un’idea dell’Italia che ce la fa, contro i mugugni”.
Intanto la Rai si era già attrezzata, e aveva iniziato a comunicare nei giorni scorsi, sul proprio sito, che per il 2015 il canone rimarrà invariato rispetto all’anno precedente e si continuerà a pagare con il consueto metodo del bollettino postale.
Che la riforma del canone fosse più complicata del previsto era apparso chiaro già dalla fine di novembre, quando dopo un fuoco di sbarramento dell’Assoelettrica e dell’opposizione, il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, aveva prospettato “una complessità tecnica della riforma del canone Rai di cui siamo consapevoli”.
Quanto al canone frequenze, il fatto che l’emendamento proposto dal Governo sia stato considerato inammissibile dalla commissione Bilancio del Senato porterà nei prossimi giorni all’emanazione, al Mise, di un decreto ministeriale per l’applicazione della delibera Agcom che era finita al centro dell’attenzione per il “maxi sconto” nella sua applicazione graduale, per Rai e Mediaset, che penalizza operatori locali e indipendenti.
Quanto al riordino e alla razionalizzazione dello spettro radio, l’emendamento passato in Senato e inserito nel maxiemendamento stabilisce invece una corsia preferenziale per gli operatori locali nella riassegnazione delle frequenze disponibili, nella cornice più ampia dell’operazione che sta attuando il governo per liberare i canali “interferenti” con l’estero e portare a termine la messa in regola dello spettro radio italiano.
Le proposte dell’esecutivo prevedono fra l’altro che i proventi della gara attuata per le frequenze televisive nazionali, oltre 31 milioni di euro, saranno destinati per finanziare gli indennizzi alle emittenti televisive locali che abbandoneranno le frequenze interferenti con l’estero, aggiungendosi così ai 20 milioni che erano già stati stanziati per lo stesso scopo. Il fondo risulta in questo modo più che raddoppiato, come era stato annunciato negli ultimi tempi anche dal ministro Boschi. Il termine per l’abbandono di questa porzione di spettro è stato fatto slittare al 30 aprile 2015.
Prevista inoltre anche la possibilità che le frequenze non assegnate con la gara possano andare in uso alle Tv locali, con un meccanismo però inedito per l’Italia: le frequenze, nello specifico la 58 e la 60, saranno messe a gara per gli operatori di rete e non assegnate direttamente alle emittenti. Con la dicitura specifica che in questo caso gli operatori di rete regionali potranno contare su una “corsia preferenziale” rispetto ai giganti nazionali come Rai Way o Ei Towers.
Una scelta che andrebbe a completare la seconda parte della strategia del governo per la razionalizzazione dello spettro, dopo la liberazione delle frequenze interferenziali con l’estero, che in Italia coinvolge 76 televisioni locali.
La roadmap del Governo, dopo la conclusione della consultazione pubblica in corso, prevede che la liberazione delle frequenze avvenga attraverso una strategia in due punti: un incentivo per chi deciderà di abbandonarle, che a questo punto sale a 51 milioni, e poi l’intenzione di favorire i consorzi tra emittenti, cosicché alcune frequenze possano essere liberate e altre possano essere sfruttate a pieno.
Soltanto dopo aver portato a termine questo percorso si prenderà in considerazione il resto del progetto di razionalizzazione, pensando anche alla riassegnazione delle frequenze inutilizzate. I finanziamenti del Governo, inoltre, non andranno a chi sarà l’assegnatario delle frequenze, ma agli editori, tenendo in considerazione i criteri degli ascolti, del numero di dipendenti assunti a tempo indeterminato e dei giornalisti assunti.