LA PROTESTA

Rai Way, i sindacati: “Aprire tavolo istituzionale sulla vendita”

Oggi il presidio dei lavoratori al Mise contro la cessione di una quota di minoranza della società che gestisce le torri della Tv di Stato. Incontro con il sottosegretario Antonello Giacomelli fissato per il 9 ottobre. I rappresentanti dei lavoratori: “Primo esito positivo della nostra protesta”

Pubblicato il 30 Set 2014

“Il presidio di lavoratori e sindacati a difesa di Rai Way ha avuto un primo esito positivo: è in programma per il 9 ottobre l’incontro con il Sottosegretario con delega alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, incentrato sulla vendita della società che gestisce la rete di diffusione della Rai”. Ad annunciarlo è comunicato di Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind-ConfSal.

“Già la Consob, che aveva ricevuto dai sindacati una lettera di denuncia delle modalità di vendita con collocazione in borsa di Rai Way, ha risposto annunciando formalmente i ‘dovuti approfondimenti’ – prosegue la nota – Per la delicatezza dell’operazione che riguarda il futuro del servizio pubblico radiotelevisivo e della stessa democrazia nel nostro paese – concludono i sindacati – chiediamo al Sottosegretario, ancora una volta, la costituzione di un tavolo istituzionale anche alla presenza della Rai, per verificare le procedure di societarizzazione a fronte dei rilievi di illegittimità avanzati dagli stessi sindacati”.

I sindacati, annunciando il sit-in, si erano detti “contrari alla vendita parziale o totale dell’azienda, giudicata asset strategico per diffondere i contenuti televisivi e radiofonici e per vedersi assegnata nel 2016 la concessione di servizio pubblico radiotelevisivo”.

“In gran fretta, si sta procedendo alla cessione dell’asset, senza che le parti sociali siano state informate sulla percentuale di azioni collocabili in borsa e senza che siano state chiarite le modalità di tale collocazione – sostenevano – Va detto che siamo in assenza di un Piano Industriale di Rai o Rai Way, condizione che impedisce ogni certezza rispetto al futuro industriale ed occupazionale della più grande azienda culturale del paese”.

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