Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato il Dpcm che autorizza Rai a scendere sotto il 51% nell’assetto proprietario di Rai Way. La norma che stabiliva che il controllo della società delle torri dovesse rimanere nelle mani della Rai era stata introdotta nel 2014 dal Governo Renzi e bloccò l’offerta pubblica di acquisizione e scambio lanciata da Ei Towers nel 2015. La notizia ha messo il turbo alle azioni del gruppo: al momento Rai Way sale del 6,28% a 5,08 euro per azione, dopo avere toccato un massimo di giornata di 5,31 euro, tornando ai livelli di metà gennaio scorso.
Gli analisti: un passo chiave verso il consolidamento del settore
“Se confermata, sarebbe una notizia positiva, perchè il Dpcm spianerebbe la strada alla combinazione, attesa da tempo, con Ei Towers. La questione diventerebbe il come, non il se”, sottolineano gli analisti di Intesa Sanpaolo citati da Radiocor, che evidenziano come la strada scelta dal Governo sarebbe quella già sperimentata con le reti energetiche, mantenendo un’adeguata partecipazione pubblica nella società con eventuali meccanismi di governance a tutela della stabilità azionaria. “La mossa era ampiamente attesa e sarebbe un passo chiave verso il consolidamento del settore, in particolare con la fusione tra Rai Way e Ei Towers”, confermano gli esperti di Banca Akros, secondo i quali la firma del Dpcm sarebbe “una notizia positiva, anche se attesa, con potenziali implicazioni significative sulla remunerazione degli azionisti e un upside delle valutazioni derivato da eventuali sinergie”. Parere favorevole anche dagli analisti di Equita, che ritengono che “l’operazione Rai Way-Ei Towers avrebbe molto senso per le sinergie operative (15% degli opex, spese operative, della eventuale società combinata) e soprattutto per il potenziale re-leverage della società, realizzabile distribuendo un dividendo straordinario, che stimiamo potrebbe essere superiore a un euro per azione”.
Tutte analisi che convergono verso l’idea che, grazie all’operazione, Rai potrebbe incassare le risorse per un vero piano di digitalizzazione.
Ferigo (Inwit): “Si prepara una grande battaglia navale”
Il consolidamento delle torri “in Italia è già avvenuto per le telco, ma a livello europeo ci sono grandi manovre e ci sarà quella che potrei definire una grandissima battaglia navale”. L’ha detto Giovanni Ferigo, amministratore delegato di Inwit, parlando a margine di un evento sul 5G in Campidoglio. Ferigo ha spiegato: “Noi non siamo interessati in questo momento a queste grandi acquisizioni ma avremo disponibilità di capitale di circa un miliardo a fine 2023, quindi tra le varie ipotesi c’è anche quella di guardare a compagnie di torri medie in Europa, ma prima guarderemo al consolidamento di asset in Italia”.
Le reazioni politiche
Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, ha preso invece una dura posizione contro l’iniziativa. “Non c’è ‘governo dei migliori’ che tenga, di fronte alla Rai tutti gli esecutivi sbandano. Se fosse confermato quanto anticipato, saremmo di fronte a un provvedimento grave, senza alcuna trasparenza e senza che sia stato detto a cosa debbano servire questi soldi in più che arrivano nelle tasche della Rai”, ha scritto Anzaldi su Facebook. “La garanzia che le torri restassero un bene pubblico, posta da Renzi nel 2014, sarebbe quindi stata cancellata senza alcuna rassicurazione sulla destinazione di questo patrimonio. Una pagina pessima, verificherò se ci sono strumenti parlamentari o di altro tipo per bloccare questa decisione”.
Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri sostiene che “perdere il controllo delle torri di Rai Way sarebbe veramente una sciocchezza da parte del servizio pubblico radiotelevisivo. Mi fa piacere che molti che appartengono alla sinistra, che criticò la mia decisione molti anni fa da ministro di impedire la svendita di Rai Way oggi dicano quello che io ho detto e ho fatto diversi anni fa. Ho preservato con quella mia decisione un patrimonio fondamentale per la Rai, che poi con la quotazione e la cessione di quote di minoranza ha potuto conservare il controllo di una struttura indispensabile e ricavare molte risorse. Sarebbe un errore scendere sotto il 51%”, chiosa Gasparri, chiedendo un confronto immediato in commissione parlamentare di Vigilanza su questa vicenda.
”Sbagliata e assurda la scelta di Draghi di dare la possibilità alla Rai di scendere sotto il 51% di proprietà di Rai Way”, rincarano la dose Daniela Santanchè e Federico Mollicone, parlamentari di Fdi e componenti della commissione di Vigilanza. “In uno scenario di rischio come quello attuale, dove le infrastrutture divengono cruciali per la sfida globale, non si svendono impianti strategici ed eccellenze tecnologiche. Al posto di riflettere su come restituire alla Rai l’intero canone, come previsto, e aprire una riflessione seria su come dotare il Servizio Pubblico di risorse adeguate pari a quelle degli altri player pubblici europei per poter competere anche con le piattaforme digitali, si vendono gli asset per ragioni contabili. Ricordiamo che Rai Way in quanto asset strategico e tecnologico della Nazione, e azienda quotata in Borsa – come da analisi fatta dal precedente CdA – sarebbe soggetto pubblico importante per agevolare il processo di infrastrutturazione in banda larga, partecipando al processo di costituzione della Rete unica. Non c’è stata una riflessione seria sul piano industriale, di cui questa decisione sarebbe parte integrante, come denunciato anche dall’Usigrai. Ci chiediamo quali siano le analisi industriali e finanziarie che il Governo abbia fatto per portare Draghi a una scelta di questo genere. Questo è il tipico stile Draghi – Fuortes per fare cassa, praticamente l’inizio della privatizzazione della Rai. Barachini convochi Fuortes in commissione di Vigilanza Rai. Presenteremo un quesito all’azienda per chiedere spiegazioni”, concludono i due parlamentari.
Molto critico, come accennato da Santanché e Mollicone, anche il commento dell’Usigrai: “Qual è il motivo della decisione del governo su RaiWay? Perché il governo apre alla possibilità che la Rai perda il controllo delle proprie torri di trasmissione?”, chiede il sindacato in una nota. “Rispetto a un asset strategico per l’azienda di Servizio Pubblico il governo ha il dovere di spiegare le ragioni di questa scelta. Prima di mettere in mani private un patrimonio pubblico di questa portata il Governo deve dire qual è il progetto strategico per il sistema paese rispetto al tema delle torri di telecomunicazioni e trasmissione. Ad oggi sembra solo un modo per consentire all’Ad della Rai di fare cassa con una nuova ondata di vendita. Dunque, ancora una volta – esattamente come nel 2014 – il governo causa il buco nelle casse della Rai, non assicurando a Viale Mazzini il 100% dei ricavi da canone, e poi chiede alla Rai di vendere i propri ripetitori per ripianare quel buco e tenere i conti in pareggio. Ci auguriamo di sbagliarci. Ma ad oggi questo è il messaggio. Qualche domanda dovrebbe farsela anche l’Ad Fuortes: alla sua giusta richiesta di avere l’intero ricavo da canone, il governo lo ignora e anzi gli chiede di ripianare i conti vendendo i muri di casa”.