REPORT TELCO PER L'ITALIA

Rangone: “Cavalcare l’onda, non subire la quarta rivoluzione industriale”

Anche gli operatori di Tlc devono cambiare pelle. Alcuni stanno iniziando a giocare una partita seria in ambiti innovativi, ma una vera strategia su questi mercati passa attraverso una piena e reale volontà strategica e, di conseguenza, un importante cambiamento culturale e di competenze

Pubblicato il 15 Gen 2018

Andrea Rangone

Amministratore delegato di Digital360

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A seguire l’analisi di Andrea Rangone, Ad di Digital360, in apertura del “Telco4Italy Report 2017”, l’iniziativa editoriale CorCom-Digital360 che fa il punto sullo stato delle Tlc in Italia. L’annuario – pubblicato a dicembre 2017 e distribuito in occasione degli Stati Generali delle Telecomunicazioni – raccoglie in sintesi i più importanti avvenimenti dell’anno e soprattutto dà la parola alla community del settore e ai suoi protagonisti. La pubblicazione rappresenta inoltre una sorta di staffetta ideale con Telco4Italy, il più importante evento italiano dedicato al mondo delle Tlc che come da tradizione si tiene a Roma prima dell’estate e che quest’anno è in calendario per metà giugno.

Siamo nel bel mezzo della quarta rivoluzione industriale: quella abilitata dalla messa in rete, oltre che di tutte le persone e di tutti i dispositivi (pc, smartphone, smart tv, wearable, ecc.), anche di tutti gli oggetti (internet of things), dall’analisi in tempo reale di mole infinite di dati di ogni natura (big data), dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale che si affianca a quella umana per sostituirla nelle attività più standard e ripetitive e per potenziarla enormemente nelle altre.

Tutto questo non sarebbe possibile senza le reti di telecomunicazioni: sono queste reti l’infrastruttura portante e abilitante la quarta rivoluzione industriale.  Non dobbiamo dimenticarcelo. Questa consapevolezza deve guidare tutte le scelte nei prossimi anni, anche di natura politica e regolatoria: occorre creare le corrette condizioni per un rapido e sostenibile sviluppo di questa infrastruttura.

È importante tenere in mente questo, perché nell’ultimo decennio il settore delle telecomunicazioni – sia fisse che mobili – ha subito dinamiche preoccupanti. Innanzitutto una forte contrazione dei ricavi, che dal 2007 al 2015 ha ridotto i ricavi complessivi del settore di oltre il 30% secondo i dati del Rapporto Asstel 2017. Questa contrazione è stata in primis causata da una forte riduzione dei prezzi unitari, riduzione ben superiore a quella che si è verificata in altri paesi europei e, soprattutto, in controtendenza rispetto alla crescita dei prezzi avvenuta in altri settori di pubblica utilità (utility). Le cause di queste riduzioni di prezzo sono legate sia alle azioni del regolatore, sia ad una aggressiva guerra di prezzo. Se tutto questo ha portato sicuri benefici per il consumatore, non deve però compromettere lo sviluppo sostenibile di un settore così strategico per l’intero paese e il futuro della sua economia.

Anche perché nel frattempo si è generato un gap notevole tra la copertura delle nostre abitazioni con la banda larga fissa rispetto a quella dei paesi più avanzati: basti pensare che nel 2015 avevamo una copertura pari a poco più della metà della media europea (Digital Agenda Scoreboard, Commissione Europea 2016).

Fortunatamente però negli ultimi due anni ci sono stati importanti segnali positivi: da una parte, una ripresa (seppur lieve) della crescita dei ricavi, anche dovuta ad una riduzione delle guerre di prezzo; dall’altra, una forte accelerazione negli investimenti nella banda larga che ha portato sostanzialmente a recuperare il gap rispetto agli altri Paesi

Speriamo che questi trend siano permanenti, e riescano quindi a garantire uno sviluppo sostenibile di un settore così strategico per il futuro di tutti, imprese, pubblica amministrazione e cittadini.

Ma c’è un altro punto su cui vorrei portare l’attenzione, che riguarda il ruolo degli operatori di telecomunicazione nella sempre più estesa economia digitale. Penso che le Telco, infatti, per garantirsi un futuro prospero, debbano non solo vendere i servizi di connettività al giusto prezzo, ma possano ritagliarsi un ruolo importante anche nei mercati digitali più innovativi. Parlo di mercati come quello dell’eCommerce, dei contenuti digitali (musica, tv, ecc.), del cloud, del mobile business, dell’internet of things. Sono mercati che crescono in tutto il mondo – e anche in Italia – a doppia cifra, nei quali sono per ora i grandi giganti dell’internet a fare la parte del leone. In realtà gli operatori di telecomunicazione dispongono di molti “asset” che si prestano bene ad abilitare un loro ruolo più importante anche in questi mercati: la relazione diretta con tutti gli utenti, la sim dei cellulari, la rete, la capillarità distributiva, il marchio. Ma perché questo si concretizzi, occorre, a mio avviso, una maggiore audacia, da una parte, e una maggiore cultura dell’innovazione, dall’altra. Sì, perché purtroppo negli anni passati molti operatori di telecomunicazione si sono un po’ “seduti” sul proprio ruolo di carrier, sui servizi più standard (voce e connettività), dedicando invece minore attenzione – e risorse – alla messa a punto della corretta offerta di servizi veramente innovativi nei mercati digitali sopra menzionati. Anche da questo punto di vista, qualche segnale positivo si è visto più di recente, con operatori che stanno iniziando a giocare una partita seria in alcuni di questi ambiti innovativi. È chiaro però che una vera strategia su questi mercati passa attraverso una piena e reale volontà strategica e, di conseguenza, un importante cambiamento culturale e di competenze.

Anche gli operatori di telecomunicazione devono cambiare pelle, per cavalcare e non subire la quarta rivoluzione industriale.

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