BANDA LARGA

Rapporto Caio: investimenti in moto, il governo faccia la sua parte

Credibili i piani delle telco sullo sviluppo della banda larga: “Ma senza un monitoraggio continuo di Palazzo Chigi sono a rischio gli obiettivi europei” La politica: “Ora il governo agisca”. Patuano: “Telecom pronta ma servono norme pro-investimenti”. Asstel: “Rimuovere gli ostacoli normativi allo sviluppo delle reti”

Pubblicato il 30 Gen 2014

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In Italia gli investimenti sulla banda larga e ultralarga sono in moto, ma il rischio di non raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale europei senza un forte controllo del governo sui piani delle telco è forte. È questa la conclusione del rapporto di Francesco Caio presentato oggi a Palazzo Chigi, alla presenza del premier Enrico Letta che ha annunciato anche quali saranno gli impegni del governo nei prossimi mesi.

“Il Governo fornirà una matrice di obblighi vincolanti e obiettivi da raggiungere per lo sviluppo della rete – ha precisato Letta – qualora questi non venissero rispettati, il potere pubblico ha un potere vincolante fatto di vari gradi di invasività, di varie sfumature, fino alla bomba atomica: la valigetta col bottoncino rosso è nelle mani del Parlamento e del Governo”. Lo scorporo della rete da Telecom Italia che l’esecutivo considera l’extrema ratio.

Le parole di Letta hanno messo in allarme Asati, associazioni piccoli azionisti di Telecom Italia, secondo cui brandire l’arma dello scorporo viola lo stato di diritto. “Interventi dirigistici, quali quelli prospettati dal Presidente Letta, presentino evidenti profili di illegittimità costituzionale – dice Asati – poiché incidono direttamente sul diritto di disporre e godere dei propri beni da parte del soggetto (privato e quotato in Borsa) titolare della rete. In altre parole, questi interventi rappresenterebbero un vero strappo a uno Stato di diritto, una evidente forma di espropriazione”.

Per il premier, però, tutta la discussione rispetto agli assetti proprietari deve tenere conto del vero interesse pubblico italiano: la competitività del Paese “attraverso la diffusione della banda larga – ha sottolineato Letta – Gli obiettivi hanno bisogno di un fortissimo sostegno pubblico”. In questo senso per lo della banda larga “è necessario un efficace uso dei fondi strutturali europei”.

Per lo sviluppo della banda larga, ha poi aggiunto Enrico Letta, “serve una forte accelerazione”, dai privati e dal pubblico, in cui i primi “devono fare gli investimenti, anche di più rispetto a quelli fatti finora”, mentre al pubblico spettano due compiti principali: costruire “una matrice di impegni vincolanti e di obiettivi. Questa matrice dev’essere basata su scadenze certe e scadenze periodiche con le quali verificare gli impegni che i privati si prendono – ha aggiunto Letta – in modo tale che siano verificabili dalla pubblica opinione e dai poteri pubblici”. E in secondo luogo “favorire la connettività di tutto il sistema della Pubblica Amministrazione”.

Il Governo, secondo il presidente del Consiglio, è chiamato impegnarsi in questo campo “al suo massimo livello, quindi alla presidenza del Consiglio dei ministri, in una logica in cui il nostro compito è legato alla competitività e alle politiche industriali nel campo della diffusione della banda larga”.

Presentando i dettagli del report, Francesco Caio ha evidenziato che “gli operatori hanno piani concreti per raggiungere l’obiettivo di copertura del 50% circa della popolazione con tecnologia FttCab/Vdsl2 entro il 2017 circa – ha evidenziato Caio – A differenza di piani annunciati in passato quelli esaminati sono già in attuazione”. Tra gli aspetti critici il fatto che non vi sono piani operativi di dettaglio per superare il 50% della copertura delle linee con servizi a banda larga e ultra larga, “anche se alcuni gestori hanno piani preliminari per raggiungere il 70% al 2020”, ha detto Caio.

In questo scenario “in assenza di un forte, sostenuto e continuo impegno del Governo italiano – ha sottolineato mister Agenda digitale – gli obiettivi europei sulla diffusione della banda larga non saranno completamente raggiunti”. Gli impegni da parte del governo devono riguardare: il monitoraggio dei piani degli operatori; il corretto uso dei Fondi Strutturali Ue; l’ottimizzazione degli investimenti, comprese la promozione della condivisione di investimenti infrastrutturali e interventi di sostegno alla domanda.

Infine le alternative: la rete radio è la sola alternativa alla rete fissa di telecomunicazioni, “Gli sviluppi tecnologici e la crescente diffusione rafforzeranno ulteriormente il ruolo della rete radio – si legge nello studio – Per questo va perseguita attivamente l’opportunità di ampliare la quantità di spettro allocato alle comunicazioni radio a banda larga fisse e mobili, in relazione alle azioni in corso in ambito internazionale ed europeo per la ristrutturazione delle politiche di uso ed allocazione dello spettro radio”.

La politica plaude al lavoro di Caio. Paolo Coppola (PD), Antonio Palmieri (Forza Italia), Stefano Quintarelli (Scelta Civica) concordano sui problemi denunciati dal commissario all’Agenda Digitale e sulle raccomandazioni presentate. Ma avvertono “dopo l’analisi, è ormai giunto il momento dell’azione strutturata”.

Reazioni anche sul fronte dell’industria. Secondo l’Ad di Telecom Italia, Marco Patuano “il Rapporto Caio si è rivelato un’occasione importante per fare il punto sulle prospettive di sviluppo della banda larga e ultralarga in Italia. È più che apprezzabile l’attenzione del Governo per un settore decisivo per il rilancio dell’economia”.

“Telecom Italia contribuisce e contribuirà in modo determinante – sottolinea Patuano – al conseguimento degli obiettivi 2020 dell’Agenda Digitale, come confermato dall’accelerazione dei propri piani di sviluppo della rete, auspicando regole e misure che favoriscano gli investimenti”.

Cesare Avenia, presidente di Asstel pur valutando positivamente il report evidenzia l’urgenza di rimuovere gli ostacoli normativi allo sviluppo della banda larga. “Gli operatori di Tlc – dice Avenia – si aspettano che al più presto vengano emesse le linee guida per l’attuazione dei nuovi metodi di rilevazione delle emissioni elettromagnetiche, attese da oltre un anno, necessarie per superare la frammentazione e la farraginosità delle procedure di autorizzazione per l’istallazione di stazioni radio base per reti di comunicazione mobili Gsm/Umts e Lte. Così come è cruciale per la messa in opera delle reti in fibra ottica che vengano apportate le modifiche al “Regolamento scavi” per consentire il corretto utilizzo delle minitrincee. A questo proposito Asstel chiede che venga approvato un emendamento proposto nell’ambito del provvedimento di conversione del decreto legge “Destinazione Italia”.

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