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Recchi: “Iperregolazione sfavorisce gli investimenti”

Il presidente di Telecom Italia dal palco della convention di Capri: “Per la giga-society serve deregulation. Basta con le anomalie: stesse condizioni per tutti se si vuole spingere il piano Industria 4.0”

Pubblicato il 06 Ott 2016

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“Il piano banda ultralarga è lungimirante, definisce obiettivi e li clusterizza. Già i bandi Eurosud hanno creato sinergia fra fondi europei, regionali e fondi privati, ma oggi c’è un fermento mai visto sul fronte degli investimenti privati e pubblici. Ma l’ambizione del regolatore europeo è sempre più alta e per obiettivi sempre più ambiziosi la strada è quella della deregulation”: lo ha detto il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi dal palco dell’annuale convention di EY a Capri. “Tre i nuovi obiettivi della Ue: la giga society, la giga connectivity ed il 5G. Se tutto ciò non si declina in fattibilità si fallisce. La Commissione Ue ha già detto che servono 500 miliardi ma se gli operatori continuano a investire al tasso attuale avremo un gap da 150 miliardi. Di qui una sorta di decalogo di raccomandazioni che vanno però declinate a livello nazionale. E vanno tutte verso la deregulation”.

Recchi ha evidenziato i numeri da record delle Tlc, in positivo ma anche in negativo: “Le tlc sono un settore ipercompetitivo. I ricavi in Italia negli ultimi 8 anni si sono contratti di 14 miliardi (-31%) e la voce da sola ha perso il 55%. I prezzi della telefonia mobile sono crollati del 49%, il traffico sms del 37% in un solo anno. Le tlc sono di fatto l’unico settore delle utility ad avere prezzi più bassi del 2010”. Ciò si traduce in effetti sui conti economici ha puntualizzato Recchi “L’Opex è sceso del 20% negli ultimi 5 anni e l’ebitda del 32%. Il settore è sotto pressione, i numeri negativi e le regole stringenti e complesse non aiutano. Le abitudini di consumo ed i modelli di business cambiano ma non bisogna dimenticare che gli investimenti hanno tempi di payback che superano i 10 anni. Dunque c’è scarsa prevedibilità di mercato nonché regolamentare che contrasta col mantra degli investimenti”.

Di contro – ha evidenziato Recchi dati alla mano – i ricavi della banda ultralarga negli ultimi 8 anni sono aumentati del 46% ed il traffico dati mobile nel solo ultimo anno si è impennato del 44%. Il tutto a fronte di investimenti “mostruosi”, ha detto Recchi: negli ultimi 5 anni sono stati investiti 36 miliardi in Italia. “Telecom è il più grande investitore privato e pubblico italiano. Nel 2014-15 gli investimenti hanno registrato un ulteriore aumento. Ma i ricavi si sono contratti anche se negli ultimi 12 mesi è tornato il segno più in alcuni comparti. Abbiamo sviluppato il piano di investimenti più ambizioso di sempre: ogni giorno posiamo 7.300 km di fibra. Oggi siamo arrivati al 54% di copertura delle famiglie e stimiamo di arrivare all’84% entro il 2018 con un tasso di crescita migliorabile. Avanziamo a una Torino al mese”. Recchi però ha acceso i riflettori sulla questione offerta-domanda: “Inutile costruire infrastrutture se nessuno la compra. Non si possono costruire cattedrali nel deserto. È vero che l’offerta deve stare davanti alla domanda ma se sta 10 anni davanti l’operatore rischia la propria sopravvivenza. Non possiamo permetterci scelte che non sono sostenibili nel medio periodo”.

In Italia rispetto all’Europa – ha sostenuto il presidente – c’è pianificazione virtuosa nel settore Tlc: “Il Piano banda ultralarga è lungimirante, definisce obiettivi e li clusterizza”. Ma ci sono anche situazioni “anomale”: a Milano non siamo l’incumbent (è Metroweb) ma siamo regolati come incumbent e abbiamo prezzi fissati mentre gli altri possono abbassarli. Tutto questo perché il nostro sistema di regolazione non è quello della Rab ma è basato sul potenziale costo di costruzione attualizzato a due anni dopo”.

Lo Stato – secondo Recchi – deve dare le regole e favorire un quadro stabile per gli investimenti. “Negli ultimi due anni sono stati fatti passi da gigante. Il nostro governo è impegnato nel piano Industria 4.0 che creerà infinite possibilità e si basa sulla potenzialità di connessione. Oggi si apre dunque un’occasione per tutto il settore produttivo. Noi telco siamo nel miglior settore in cui si può essere. Vogliamo fare da trascinatore di tutta la filiera”.

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