Il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi sollecita lo Stato a cedere le sue partecipazioni in aziende, visto che le amministrazioni pubbliche hanno già poteri legislativi di intervento sulle industrie. Intervenendo a un convegno di Equita, Recchi ha sollecitato il Tesoro a vendere le quote residue nelle controllate: “Non c’è nessun vantaggio per lo Stato a detenere quote in aziende già privatizzate”. A margine ha poi aggiunto: “Penso che i capitali non abbiano passaporto. Lo Stato ha già lo strumento principe che sono le regole e le leggi, non le partecipazioni azionarie”.
A proposito del provvedimento sulla corruzione che il governo è in procinto di approvare alla luce dei recenti fatti di cronaca legati all’Expo 2015 e al Mose, Recchi ha evidenziato: “Una buona governance è fondamentale per attirare capitali. Se parliamo tutti la stessa lingua come vale per un paese vale anche per un’azienda”. Secondo Recchi i recenti fatti di cronaca sono “una cattiva fotografia” del Paese “che attenti valutatori sanno che non corrisponde al Dna dell’Italia. Dobbiamo combattere la percezione che hanno gli altri perché non è la realtà”.
Il manager ha poi acceso i riflettori su Telecom Italia. “L’attenzione del mercato per Telecom Italia, cresciuta del 30% da gennaio, è figlia dei fondamentali e della nostra capacità di operare bene”. ha spiegato. Recchi sollecitato sulle prossime evoluzioni dell’azionista Telco, ha ricordato che non riguardano il management del gruppo. “Non ci sono novità”, ha detto infine, sul dossier della vendita in Argentina. Vendita della quale ha parlato l’Ad Marco Patuano, puntualizzando che la cessione della quota di controllo di Telecom Argentina, annunciata a fine 2013, “sta andando avanti”, “manca solo l’autorizzazione della Secom, l’equivalente della nostra Agcom”.
“Sono stato recentemente in Argentina ed ho parlato con l autorità: l’iter sta seguendo il percorso autorizzativo e anche se con le autorità è difficile avere una data certa, non ci sono motivi ostativi”, ha spiegato Patuano.