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Renzi: “La banda larga ci serve come il pane”

Il presidente del Consiglio: “La rete veloce cambierà la vita dell’Italia così come ha fatto l’alta velocità”. Il governo spinge sulla strategia per l’ultrabroadband

Pubblicato il 14 Gen 2015

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“La questione delle grandi opere: credo che un Paese moderno abbia bisogno di opere infrastrutturali all’altezza. L’alta velocità ha cambiato molto la vita di Roma, Milano e Firenze. Oggi la grande opera infrastrutturale di cui si ha bisogno come il pane è la banda larga”. Lo ha detto il presidente del consiglio Matteo Renzi partecipando alla presentazione dell’ultimo libro di libro di Francesco Giavazzi e Giorgio Barbieri sulla corruzione.

E proprio per accelarare lo sviluppo della banda larga il governo ha varato la Strategia italiana per la banda ultralarga. L’obiettivo del piano è quello di garantire entro il 2020 una connettività a banda ultralarga (100Mbps) ad almeno l’85% della popolazione italiana per rispettare il 50% di obiettivo definito dalla Ue. Questo genere di copertura dovrà coinvolgere le sedi Pa, scuole, aree di interesse economico o ad alta concentrazione demografica, ospedali, snodi logistici o industriali. La quota restante, il 15% delle aree più remote, avrà invece una copertura a 30 Mbps.

L’intervento pubblico rivestirà un ruolo sussidiario attraverso quattro modalità principali (diretto, partnership pubblico-privato, incentivo, ibrido), a seconda, anche, della struttura dell’area geografica di competenza. In ogni caso saranno diverse le soluzioni finanziarie proposte per facilitare l’accesso al capitale, dalla defiscalizzazione fino ai finanziamenti a fondo perduto. Il Governo metterà a disposizione risorse superiori ai 6 miliardi di euro: fondi Fesr e Feasr a fondo perduto per una cifra intorno ai 2 miliardi, più 4 miliardi di euro di Fondi Fsc che saranno anticipati tramite la Bei.

Per raggiungere gli obiettivi prefissati, il Piano prevede numerose semplificazioni da un punto di vista normativo e regolatorio. Di fondamentale importanza, su questo fronte, il varo di un catasto Sotto e Sopra Suolo, per sfruttare appieno le strutture già esistenti e garantire la massima efficienza, trasparenza e coordinamento. Si tratta di un piano di vitale importanza, anche per minimizzare l’impatto ambientale e i costi di implementazione.

L’intervento di semplificazione del settore pubblico, però, riguarderà anche il quadro normativo e la regolamentazione di settore in modo da accelerare gli investimenti infrastrutturali, riducendone, per quanto possibile, i costi. Inoltre, i limiti nazionali in materia di elettromagnetismo verranno uniformati a quelli europei, e per tutte le ristrutturazioni o nuove costruzioni sarà imposto il precablaggio verticale.

Per massimizzare l’efficacia dell’intervento pubblico in rapporto alle risorse disponibile, le aree di intervento sono stata divise in quattro modelli o cluster. Ad ognuno di questi cluster corrisponde un modello d’investimento principale.

Il Cluster A è quello delle maggiori 15 città italiane (15% della popolazione nazionale) ed è quello che presenta il migliore rapporto costi-benefici e in cui è più probabile l’interesse degli operatori privati a investire. I Costituisce il 15% della popolazione nazionale (circa 9,4 milioni dipersone). In questo cluster è possibile il “salto di qualità” richiesto dallanormativa UE portando la velocità di collegamento da 30 a 100 Mbp sentro il 2020 con l’utilizzo di strumenti finanziari per l’accesso al debito (a condizioni agevolate e a basso rischio) e/o mediante misure di defiscalizzazione degli investimenti.

Il Cluster B è formato dalle aree in cui gli operatori hanno già realizzato o intendono realizzare reti con collegamenti ad almeno 30 Mbps, ma in cui le condizioni di mercato non sono sufficienti a garantire ritorni accettabili per investire in reti a 100 Mbps. Include 1.120 comuni e vi risiede il 45% della popolazione (circa 28,2 milioni di persone). In queste aree è necessario prevedere, oltre a strumenti finanziari perl’accesso al debito (a condizioni agevolate e a basso rischio) e a misure di defiscalizzazione, anche contributi (limitati allo stretto necessario) a fondo perduto con eventuale partecipazione pubblica alla realizzazione delle opere

Il Cluster C comprende tutte quelle aree marginali per le quali si stima che gli operatori possano maturare l’interesse a investire in reti con più di 100 Mbps soltanto grazie a un sostegno statale. In ques’area rientrano circa 2.650 comuni e alcune aree rurali non coperte da reti a più di 30 Mbps e vi risiedono circa 15,7 milioni di persone (il 25% della popolazione).

Il Cluster D, infine, include quelle aree tipicamente a fallimento di mercato e ingloba i restanti 4.300 comuni circa, soprattutto al Sud, e alcune aree rurali. Vi risiedono circa 9,4 milioni di persone (pari al 15% della popolazione italiana. In questo cluster solo l’intervento pubblico può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 Mbps: si ritiene, quindi, che l’incentivo pubblico possa essere concesso in misura maggiore a fondo perduto.

Per fare rispettare il framework regolatorio europeo e per definire le misure di sostegno alla banda ultralarga capaci di ridurre i costi e, allo stesso tempo, di stimolare gli investimenti, massimizzando la concorrenza, rivestirà un ruolo di vitale importanza l’Agcom. All’Authority il compito di definire nuove regole in grado di remunerare e incentivare gli investimenti straordinari che gli operatori dovranno affrontare.

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