“La giustizia usi la tecnologia“. Il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha commentato così la notizia dell’evasione del boss Domenico Cutrì, a seguito dell’assalto al furgone della Polizia Penitenziaria che lo stava trasportando in udienza. “Con una videoconferenza avremmo evitato l’assalto, i morti e l’evasione. Tecnologia e giustizia, perchè aspettare ancora?”, si chiede Renzi.
Analoga riflessione è arrivata a botta calda, subito dopo l’evasione, dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri che, appresa la notizia, ha subito spstenuto opportuno ricorrere all’obbligatorietà della “videoconferenza per detenuti di alta sicurezza”, osservando che in questo modo “si risparmiano al contempo soldi e tempo, annullando le spese di trasporto e soprattutto annullando il pericolo per l’incolumità degli stessi agenti di polizia penitenziaria e dei passanti”.
Sulla stessa scia anche la Guardasigilli Anna Maria Cancellieri: “Se l’imputato è pericoloso – aveva detto il ministro – è bene che non esca mai dal carcere, nemmeno per essere tradotto in udienza”.
Analoghe le parole del capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino: “Il sistema delle videoconferenze – ha detto – è senza dubbio la direzione da percorrere, anche perchè rientra già nelle buone prassi europee”.