Il 2025 si è aperto con il completamento dell’acquisizione di Vodafone Italia da parte di Swisscom, operazione che dà il via al processo di integrazione fra Fastweb e Vodafone. Ma in tema di consolidamento Tlc c’è ancora molto da fare. I rumors natalizi su un possibile piano di break-up del Gruppo Tim che fanno il paio con quelli di una possibile discesa in campo di una serie di fondi – in testa Cvc – pronti a rilevare la quota di Vivendi, riaprono il risiko.
Iliad punterà su Tim Consumer?
È su Iliad che si riaccendono i riflettori: nell’ipotesi di “spezzatino” del Gruppo Tim, la compagnia guidata da Levi potrebbe puntare su Tim Consumer per avviare quel consolidamento tentato con l’offerta per Vodafone Italia andata in fumo.
Tim verso il break up?
Stando alle indiscrezioni nell’ipotesi del break up ci sarebbero anche la vendita di Tim Brasil e la fusione fra Tim Enterprise e Maticmind, società che vede in quota il fondo Cvc al 70% e per il 15% pro capite Cassa depositi e prestiti e la famiglia Saladino.
Sempre secondo indiscrezioni Tim starebbe valutando una riorganizzazione del Gruppo in tre società: ConsumerCo (ricavi a 7 miliardi ed ebitda after lease per 1,2 miliardi), EnterpriseCo (ricavi per 3 miliardi e ebitda after lease per 1 miliardo) e Tim Brasil. Una riorganizzazione che potrebbe agevolare eventuali cessioni di asset. Già nel 2022, il fondo Cvc bel valutare EnterpriseCo circa 7 miliardi mostrò interesse a rilevarne il 49% per 2,9 miliardi. Un interesse che potrebbe essere rinnovato.
Il dossier Sparkle
Ma è ancora presto per capire davvero cosa succederà: il mese di gennaio sarà però determinante per smarcare il primo dei dossier rimasti sul tavolo delle trattative, il dossier Sparkle. Tim vorrebbe accelerare la cessione prevista per il 27 gennaio 2025, per escluderla dal piano industriale atteso il 13 febbraio. Un cda straordinario potrebbe essere convocato il 22 gennaio per approvare l’operazione. La cessione, del valore di 700 milioni, vedrebbe in quota al 70% il Ministero dell’Economia e al 30% il fondo Asterion grazie al supporto di un finanziamento bancario da 600 milioni.
Il dossier rete unica Fibercop-Open Fiber
“Si parla di rete unica da venti o trent’anni, oggi ci sono le condizioni per farla”: con queste parole Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cdp, in una intervista al Corriere della Sera riaccende i riflettori sul dossier. “Grazie al management e alla nostra presenza in Tim abbiamo reso possibile che in Italia si potesse avere una rete unica delle telecomunicazioni. Oggi ci sono due reti separate ma compatibili. Non era mai accaduto. E nel giro di qualche anno ci potremo arrivare”. Gorno Tempini ha evidenziato la necessità di consolidare il mercato delle telecomunicazioni in Europa, ancora frammentato rispetto agli Stati Uniti. Un’intesa tra Fibercop e Open Fiber entro fine dicembre 2026 (a 30 mesi dalla cessione di Fibercop a Kkr) permetterebbe a Tim di incassare un earnout fino a un massimo di 2,5 miliardi di cui il 75% dalle sinergie industriali.