È iniziato nel migliore dei modi il lunedì in casa Tim: in apertura di Borsa il titolo è balzato del 6% a 0,547 euro. Nonostante le continue polemiche sulla governance, gli scioperi annunciati dai sindacati e conti “solidi” ma non entusiasmanti, l’azienda capitanata da Amos Genish potrebbe essere vicina ad una svolta, ossia alla tanto attesa e sbandierata integrazione o fusione che dir si voglia con Open Fiber.
Ad annunciare il colpo di reni il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, il quale ospite nella trasmissione “Non è l’Arena” su La7 ha chiarito il quadro a seguito delle indiscrezioni di stampa relative alla messa a punto di una “cornice normativa” ad hoc – ossia di una modifica al Codice delle Comunicazioni elettroniche in modo da favorire l’applicazione del cosiddetto Rab (sistema tariffario di accesso alla rete incentivante per i due operatori) – in modo da spingere la creazione della newco, in cui Cassa depositi e prestiti avrebbe un ruolo rilevante sul fronte azionario. La modifica al Codice delle comunicazioni potrebbe arrivare, secondo indiscrezioni, attraverso un emendamento al decreto Semplificazioni, ancora in via di emanazione.
“Stiamo lavorando per creare le condizioni affinché si crei un unico player italiano che permetta la diffusione per tutti i cittadini di internet e banda larga”, ha detto Di Maio puntualizzando però che “non c’è nessuna volontà di fare espropri proletari”. Il ministro ha annunciato che sarà avviato il dialogo con tutti (riferendosi agli stakeholder coinvolti, ndr) e pensando ai posti di lavoro”. L’auspicio di Di Maio è chiudere la partita al più presto: “Credo che entro la fine dell’anno il dossier Tim vada chiuso“, ha annunciato nella trasmissione condotta da Massimo Giletti.
Alla posizione del vicepremier e ministro dell’economia arriva a stratto giro la risposta dell’Ad di Tim, Amos Genish, impegnato in una serie di incontri sul 5G in Cina e Corea: “Tim è favorevole alla creazione in Italia di un singolo network di Rete per evitare inutili duplicazioni di investimenti infrastrutturali e siamo aperti a possibili collaborazioni con Open Fiber – afferma in una nota – L’azienda rimane convinta che Tim rimanga il soggetto tenuto a controllare la Rete in Italia, come avviene in tutti gli altri Paesi. Solo mantenendo il controllo della Rete potremo garantire gli attuali livelli di investimenti e occupazionali, oltre al futuro sviluppo della tecnologia 5G, il cui successo per Tim ma anche per l’Italia si basa anche nella combinazione di infrastrutture di Rete fissa e mobile. Ogni tentativo di separazione proprietaria della Rete non porrebbe solo a rischio il futuro aziendale di Tim, ma anche lo sviluppo digitale del Paese”.
Rispettare la roadmap non sarà semplice considerate le consultazioni necessarie, il ruolo di Agcom nel definire modalità e tariffe di accesso alla rete e la valutazione stessa dell’asset: a tal proposito il presidente dell’Authority per le Comunicazioni, Angelo Marcello Cardani ha annunciato per fine anno l’esito la consultazione per l’accesso all’ingrosso a cui è legato a stretto filo il valore della rete Tim. Da non sottovalutare poi le “reticenze” della controparte e in particolare di Enel.
L’Ad Francesco Starace più volte si è detto contrario ad “accrocchi societari”. E per risolvere la questione il governo starebbe pensando a “sostituire” Enel con F2i nella compagine azionaria della newco delle reti. Da capire anche che fine farà Sparkle: confluirà nella società delle reti? Sarà “rilevata” da Cdp? Il governo non è propenso alla cessione a privati e ha già reso noto di voler esercitare il golden power per evitare che la rete finisca in mano straniera mettendo a repentaglio la sicurezza delle informazioni che transitano sulla rete stessa.