Sì alla rete unica delle tlc, purché sia controllata e gestita da Tim. E’ questa in sintesi la posizione di Asati, l’associazione che rappresenta i piccoli azionisti dell’operatore, secondo cui “non può esservi una newco che integri la rete fissa di Tim con quella di Open Fiber il cui controllo non sia affidato a Tim. Si sente da parte di qualcuno parlare, in modo surreale, di presunti progetti di spezzatino e separazione della rete dai servizi o di gestione della rete non affidata a Tim – si legge in una nota di Asati – A questi scenari esprimiamo totale contrarietà”.
“La priorità strategica quando si parla di rete unica – continua la nota – è innanzitutto difendere il patrimonio industriale e di competenze professionali dell’intero perimetro del gruppo Tim in Italia, della sua rete, dei suoi asset e degli oltre 40 mila dipendenti, professionalità unanimemente ritenute di eccellenza e che nella fase drammatica di confinamento per il Covid-19 non si sono mai fermate ma al contrario hanno consentito agli italiani di essere connessi senza mai abbassare la qualità del servizio, presenti h24 per ogni necessità degli utenti, sviluppando e rafforzando la rete che ha registrato i picchi di traffico senza precedenti dalla sua costruzione senza mai cedere”.
Secondo l’associazione inoltre Open Fiber, “che ha vinto le gare per le aree bianche, è, fino ad oggi, in notevole ritardo per la realizzazione della rete ultrabroadband non sembra possa realizzare entro il 2020 la copertura con velocità di almeno 30 Mbit/s prevista dalla Commissione Europea. Non esiste una alternativa a Tim, se non il procrastinarsi di ritardi e piani non rispettati che fino ad oggi hanno provocato l’esclusione di tanti italiani dai vantaggi che la digitalizzazione permette nella scuola, nel lavoro e nella vita quotidiani di tanti cittadini e imprese”.
Nei giorni scorsi intanto a favore di una rete unica controllata da Tim si erano espressi compatti i sindacati di categoria, secondo cui sarebbe ormai necessario accelerare sul progetto di integrazione Tim-Open Fiber per spingere la digitalizzazione dell’Italia. La newco, secondo le sigle sindacali, deve inglobare le reti esistenti a partire da quelle di Tim e Open Fiber: “Questa nuova impresa dovrà assieme permettere l’integrità del perimetro di Tim attraverso il possesso della maggioranza delle azioni, ma anche esser aperta da subito a tutti gli investitori interessati ai quali vanno garantiti poteri speciali tali da impedire un predominio di Tim”. Determinante il ruolo di Cassa depositi e prestiti e diAgcom. “Cdp, oggi azionista sia di Open Fiber che di Tim, deve accrescere da subito, attraverso operazioni di mercato, la sua presenza in Tim traguardando nel tempo la creazione di una società pubblica, stabilizzata dalla stessa Cdp, che manterrebbe al nostro Paese una presenza industriale nelle Tlc cosi come è già avvenuto in Francia e Germania – recita la nota – Questa presenza da un lato potrà essere vettore di innovazione e, laddove si presentasse l’occasione, il contraente nazionale in un auspicabile processo di consolidamento europeo per fronteggiare lo strapotere degli Usa e della Cina”. E riguardo all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni “serve ribadire la scelta del mercato aperto alla concorrenza, regolato da un’Agcom che dovrà sempre più prestare attenzione agli interessi generali e non solo alla tutela del consumatore”.