“Nel promuovere la rete unica e nel disegnare il relativo modello di governance non si può fare a meno di considerare che nel nostro Paese l’integrazione verticale non è mai stata un ostacolo allo sviluppo del mercato perché da oltre un decennio esiste un presidio costante di monitoraggio della rete da parte dell’Organo di Vigilanza (Odv) per conto dell’Agcom che ha consentito a tutti gli operatori di usufruire della rete in condizioni di piena parità di trattamento”: Francesco Sclafani, presidente dell’Odv Tim interviene sul tema della rete unica di Tlc anche a seguito delle recenti dichiarazioni del Consigliere del Ministro della Difesa Beppe Fioroni secondo il quale la soluzione alla diatriba sulla newco esiste già ed è rappresentata, per l’appunto, dall’Odv.
Presidente Sclafani, l’Odv già rappresenta il “tutore” della terzietà. Eppure l’attenzione su questo aspetto non è stata particolarmente presa in considerazione dai protagonisti. Cosa ne pensa?
Non spetta a me esprimere valutazioni su quale potrebbe essere il miglior assetto della nuova società della rete, in relazione ai temi della sicurezza, della sostenibilità finanziaria e dello sviluppo della banda ultralarga nelle aree a cosiddetto “fallimento di mercato”, tuttavia l’Organo di Vigilanza costituisce senz’altro un punto di osservazione privilegiato sui temi regolatori e concorrenziali legati all’utilizzo dell’infrastruttura in condizioni di parità da parte di tutti gli operatori.
Alcuni auspicano una nuova società a maggioranza pubblica con un ruolo wholesale only perché ritengono che una società attiva sia nella gestione della rete che nella fornitura dei servizi al dettaglio rappresenterebbe il retaggio di un’era monopolistica in cui il controllo della società da parte dell’incumbent non consentirebbe di garantire la parità di trattamento tra le funzioni retail di Tim e gli operatori alternativi. Tuttavia nel dibattito di questi ultimi giorni si registrano alcune aperture verso un mantenimento dell’integrazione verticale purché in presenza di determinati correttivi, quali processi decisionali condivisi con gli azionisti di riferimento, presidi di controllo interno, esterno e regolatorio, garanzie di autonomia e terzietà nella realizzazione dei piani di investimento. Mi fa piacere constatare che tra le soluzioni prospettate è stato preso in considerazione anche il ruolo che l’Odv svolge da oltre un decennio nell’assicurare la parità di trattamento nell’accesso alla rete. Mi riferisco proprio alla presa di posizione di Fioroni.
Secondo lei rafforzando il ruolo e i poteri in capo a Odv sarebbe possibile trovare una soluzione rapida? E come si potrebbe procedere?
Appena un anno fa, nella riformulazione degli obblighi in capo a Tim quale soggetto detentore di Significativo Potere di Mercato, l’Agcom ha confermato il ruolo dell’Odv quale garante in via preventiva della non discriminazione, oltre che organismo di supporto tecnico dell’Autorità per tutto ciò che attiene alla gestione della rete. Già oggi esso non si limita a controllare il rispetto della parità di trattamento, ma contribuisce ad elaborarne le regole in un ruolo ausiliario rispetto al Regolatore. E l’esperienza maturata in oltre dieci anni di attività lo ha reso un interlocutore privilegiato dell’Autorità, alla quale fornisce una collaborazione continua nell’elaborazione degli strumenti operativi non solo per assicurare la non discriminazione ma anche per migliorare la qualità della rete. Insomma, l’Odv sarebbe in grado di neutralizzare gli indebiti vantaggi anti-competitivi dell’integrazione verticale anche all’interno di una nuova società della rete unica a maggioranza Tim avvalendosi dell’esperienza finora maturata. Tale ruolo potrebbe essere ulteriormente rafforzato sia potenziando i suoi poteri di intervento sia consentendo a nuovi stakeholder di partecipare alla funzione di monitoraggio della rete.
Il presidente di Open Fiber Bassanini ha acceso i riflettori sul rischio di un ritorno al monopolio. Dunque l’Odv non rappresenta una garanzia contro il paventato pericolo?
In un recente studio internazionale commissionato dall’Odv è stata condotta un’analisi comparata dei modelli di separazione e di equivalence della rete fissa nei principali paesi industrializzati, con lo scopo di fornire un aggiornato benchmark internazionale rispetto al quale analizzare l’attuale modello italiano di separazione. Da questo studio è emerso che in Europa tutte le reti sono verticalmente integrate e che la separazione proprietaria è sostanzialmente assente nel mondo delle Tlc essendo stata implementata solo in Nuova Zelanda mentre è in procinto di realizzazione in Australia. Da questa comparazione internazionale è emerso che il modello italiano corrisponde ad un livello avanzato di separazione funzionale in cui la funzione wholesale di Tim è strutturata ed incentivata ad operare in autonomia; il sistema di full equivalence recentemente aggiornato dà le massime garanzie di par condicio perché garantisce lo stesso trattamento degli ordini di lavoro di Tim retail e degli Olo dall’inizio alla fine (secondo il sistema di Equivalence of Input); l’Italia è uno dei pochi paesi ad aver introdotto anche la disaggregazione dei servizi sulla rete che rappresenta un importante passo in avanti nella separazione. Infine nel modello italiano la funzione di vigilanza sulla rete ha avuto una significativa evoluzione perché l’Odv – oltre ad avere il compito di prevenire ogni problema concorrenziale relativo alla rete – è diventato un vero e proprio presidio regolatorio all’interno dell’integrazione verticale che opera come longa manus del regolatore non solo sui temi specifici della parità di trattamento ma anche sulla qualità e lo sviluppo della rete (ad esempio il decommissioning) tant’è che durante la pandemia è stato chiamato dall’Agcom a verificare il rispetto degli obblighi assunti da Tim per fronteggiare le carenze di connettività. È evidente infatti che le inefficienze dei servizi di accesso alla rete anche quando non si traducono in discriminazioni a danno degli operatori alternativi rappresentano comunque un problema concorrenziale perché tra i doveri di un operatore verticalmente integrato v’è anche quello di assicurare un servizio efficiente senza il quale il mercato non può svilupparsi. La presenza di un Organo di vigilanza, autonomo e indipendente, che monitora la parità di accesso alla rete dell’operatore verticalmente integrato si riscontra in Italia, Islanda, Irlanda e Regno Unito.
Quali sono gli strumenti che il nuovo Codice delle Comunicazioni elettroniche mette a disposizione per evitare che si creino distorsioni e soprattutto che si acceleri sul fronte dell’infrastrutturazione?
La funzione di costante monitoraggio della rete affidata all’Odv è coerente con le nuove disposizioni del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche il quale valorizza l’istituto degli impegni da parte degli operatori Spm prevedendo espressamente la possibilità di creare un “fiduciario di controllo”, una sorta di “garante” degli impegni disciplinato dall’Autorità nazionale di regolamentazione (Considerando 207 del Codice) e tale previsione non è altro che il riconoscimento formale del modello italiano di vigilanza elaborato oltre dieci anni fa, con grande lungimiranza, dall’Agcom. Non stupisce, dunque, che lo scorso anno l’Agcom, al termine dell’ultima analisi di mercato, abbia ritenuto necessario avviare una riflessione sul funzionamento dell’organismo al fine di valutare i necessari adeguamenti al mutato assetto di mercato, normativo e regolamentare. Perché non immaginare, dunque, un nuovo assetto societario per la rete, anche a maggioranza Tim, con l’assunzione di specifici impegni da parte dell’incumbent soggetti ad una stringente e costante vigilanza di un organo di controllo come l’Odv? Credo che nel dibattito sullo sviluppo e la governance della rete unica non si possa prescindere dal considerare tale funzione di monitoraggio costante della rete, oltre naturalmente a tutte le altre soluzioni finora prospettate per trovare un punto di equilibrio tra i vari stakeholder del nuovo assetto societario.