Mettere insieme gli asset di Sparkle con quelli di Retelit. Per dare vita a un polo nazionale dei cavi unico nel suo genere, con risorse e competenze in grado di accrescere il ruolo dell’Italia in qualità di snodo centrale nel Mediterraneo, un ponte fra Medio Oriente e Africa ma anche fra Asia ed Europa.
È questa una delle ipotesi sul piatto del futuro di Retelit. Un’ipotesi che sarebbe caldeggiata dalla cordata a guida Raffaele Mincione, il finanziere che attraverso la newco Fiber 4.0, ha rastrellato il 20% di partecipazione potenziale per ribaltare le sorti dell’azienda con un nuovo cda in occasione dell’assemblea dei soci: nella lista presentata da Mincione c’è infatti anche Alessandro Talotta, presidente e Ceo di Telecom Italia Sparkle.
Ma la “scalata” di Mincione – così era stata vista la mossa del finanziere – è stata stoppata dai libici di Bousval e dai tedeschi di Axxion e Shareholder Value Management che, nei giorni scorsi, hanno annunciato un patto di sindacato e presentato una lista che rinnova la fiducia al presidente Dario Pardi e all’ad Federico Protto ai quali l’assemblea dei soci di domani, 27 aprile, a meno di sorprese dell’ultim’ora, confermerà il mandato per il prossimo triennio.
Che il destino di Retelit sia destinato a incrociarsi con quello di Sparkle non è scontato ma nemmeno da escludersi. La vendita totale o parziale di Sparkle rientra di sicuro nei piani di Elliott per Tim. E l’ingresso di Cdp in Tim potrebbe sortire una sorta di nuova “statalizzazione” dei network, inclusa la rete di Sparkle, attraverso una newco ad hoc in cui far confluire la rete di Tim “scorporata” ma non solo.
Da parte sua Retelit intanto va avanti con la sua strategia di rafforzamento e consolidamento: appena siglata una partnership con Open Fiber per fruire dei rispettivi network e sostenersi nell’erogazione di banda ultralarga in particolare al segmento business.