TELECOM ITALIA

Reti, Ibba: “Pronti a lanciare un marketplace”

Telecom Italia al lavoro su uno spazio virtuale di contrattazione per le infrastrutture. “Le difficoltà principali nel posare le reti legate al fatto che i regolamenti sono diversi l’uno dall’altro”

Pubblicato il 19 Giu 2012

Telecom Italia sta lavorando a un marketplace delle infrastrutture – non un semplice catasto – e al tempo stesso chiede una migliore applicazione e una semplificazione delle norme per gli scavi. Ecco la sua ricetta per spianare la via alle nuove reti, per voce di Walter Ibba, responsabile marketing & sales – National Wholesale Services Telecom Italia.
Come funziona il marketplace?
Telecom Italia sta proponendo a tutti gli operatori un accordo per creare un “marketplace delle infrastrutture”. Cioè un luogo virtuale in cui sia possibile, per i firmatari dell’accordo, acquistare/vendere le infrastrutture e cooperare ai progetti di investimento infrastrutturale secondo processi, regole e prezzi definiti/concordati e con la massima partecipazione di quanti interessati ad investire in una certa area. Uno strumento molto utile a tal fine potrebbe essere il sistema cartografico che stiamo per rilasciare. Riguarda le nostre infrastrutture locali e potrebbe essere alimentato anche con le infrastrutture di altri operatori ed enti terzi. Il sistema consentirà agli operatori di vedere le infrastrutture Telecom presenti sul territorio e semplificherà le procedure di richiesta sulle tratte di interesse. Sarà attrezzato per gestire le offerte di Telecom, non appena Agcom approverà la nuova Offerta di Riferimento di Telecom Italia in tema di Infrastrutture di Posa e Fibra Ottica Spenta in Rete d’Accesso.
Parliamo di scavi. Quanto è difficile per un operatore scavare ad oggi? È vero che dovete fare accordi Comune per Comune, per farlo al meglio, cioè con le mini trincee?
Ad oggi ciascun Comune emana un proprio “Regolamento scavi” che definisce le regole che i vari operatori dei Servizi devono rispettare quando intervengono sul suolo pubblico (modalità di presentazione delle domande, tempistiche, prescrizioni tecniche di ripristino, oneri, penali eccetera). Le difficoltà principali che oggi un operatore incontra nel posare le proprie reti è legato proprio al fatto che tali regolamenti sono differenti l’uno dall’altro e comportano, pertanto, regole ed oneri d’intervento estremamente differenziati anche per lo sviluppo di un singolo progetto. Inoltre, tali regolamenti, pur recependo la normativa di riferimento, laddove questa è meno stringente, prevedono aggravi di costi per l’operatore.
Per esempio?
Alcuni Comuni chiedono una mole considerevole di documentazione in fase di richiesta dei permessi oppure, dopo l’intervento, pretendono il ripristino dell’intera o della semi carreggiata. Altri richiedono cauzioni o fidejussioni per singolo intervento o penali onerose se l’operatore non fornisce determinate informazioni sulle proprie reti (vedi la recente legge della Regione Lombardia). Oppure non autorizzano interventi con tecniche innovative più convenienti per l’operatore, le mini trincee appunto. È quindi fondamentale che le normativa di riferimento sia pienamente e correttamente applicata.
Che state facendo, in tal senso?
Per favorire l’unificazione delle regole e la loro semplificazione, abbiamo partecipato a un gruppo di lavoro indetto dalla Regione Lombardia e dall’Associazione Iatt, per uniformare i regolamenti dei Comuni e delle Province. Abbiamo individuato, d’intesa con queste ultime, le prescrizioni minime indispensabili per regolare il rapporto tra enti pubblici e operatori dei servizi. Ora speriamo che quest’iniziativa possa essere estesa a livello nazionale con la predisposizione di un Regolamento Scavi di riferimento applicabile da tutti i Comuni.
Quali modifiche normative proponete, in particolare?
Sarebbe utile modificare il codice per rendere possibile la posa di reti in rame con la mini trincea, oggi prevista solo per le reti in fibra ottica. Inoltre, si potrebbe cambiare l’articolo 88 “Opere civili, scavi ed occupazione di suolo pubblico” del Decreto legislativo 259/2003, c.1, nei seguenti modi: ridurre i tempi di risposta per gli interventi standard a 45 giorni (anziché 90); ridurre a 15 giorni (anziché 30) i tempi di risposta per i lavori inferiori ai 200 metri; identificare la tipologia di intervento “apertura buche, apertura chiusini per infilaggio cavi/tubi, posa di cavi/tubi aerei su infrastrutture esistente, allacciamento utenti” i cui permessi dovrebbero essere rilasciati entro 10 giorni; inserire la tipologia di intervento realizzato con tecnologie non invasive (mini trincea, perforazioni orizzontali) i cui permessi dovrebbero essere rilasciati entro 20 giorni. Inoltre, sarebbe importante definire una procedura unica di costituzione della Servitù Semplificata che non richieda più tempi tecnici (uno-due mesi) e che eventualmente permetta di posare l’impianto di Tlc nelle more della conclusione del procedimento di costituzione.

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