Per facilitare lo sviluppo delle reti di telecomunicazione negli ultimi anni sono stati fatti notevoli sforzi per semplificare l’iter burocratico utile a ottenere i permessi per realizzare le opere. Nonostante ciò, in Italia gli operatori continuano ancora a sperimentare difficoltà nell’effettiva realizzabilità dei lavori, dovendo attendere, spesso, tempi non in linea con le normative. Sebbene le azioni intraprese abbiano generato innegabili effetti positivi sulle procedure autorizzative, non sono ancora sufficienti a garantire una rapida crescita delle infrastrutture. In Italia servono 144 giorni per ottenere le autorizzazioni per le reti mobili e 117 giorni per avere quelle relative agli scavi per la rete fissa.
È quanto rileva lo studio dal titolo “Semplificare per digitalizzare. Il ruolo delle infrastrutture di rete nella transizione digitale italiana” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) nell’ambito di Futur#Lab, progetto di I-Com e Join Group con la partnership di Ericsson, FiberCop, Inwit e Open Fiber.
L’obiettivo principale dell’indagine è stato quello di verificare se, a seguito dei vari interventi, si sono ravvisati miglioramenti nella gestione dei processi burocratici e nelle tempistiche degli iter autorizzativi che le imprese devono affrontare per ottenere i permessi necessari realizzare infrastrutture di connettività.
Il ruolo delle istituzioni
Governo e Parlamento infatti sono ripetutamente intervenuti negli anni nel tentativo di introdurre strumenti di semplificazione normativa e accelerare così lo sviluppo delle reti. I decreti-legge n. 76/2020 e n. 77/2021, noti come decreti semplificazioni, hanno introdotto una serie di innovazioni tese a velocizzare le procedure e a ridurre gli adempimenti richiesti agli operatori per la realizzazione delle infrastrutture sia fisse che mobili. Alle modifiche introdotte da tali decreti, se ne sono aggiunte ulteriori sia in sede di recepimento del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (D.Lgs. n. 207/2021) sia successivamente ad opera, in particolare, della legge n. 214/2023 e del D.Lgs. n. 48/2024.
I dati dello studio I-Com
L’indagine fa emergere una situazione in miglioramento, ma ancora non soddisfacente dal punto di vista della lunghezza e della complessità degli iter autorizzativi. Per ottenere l’illuminazione pubblica la tempistica media a livello nazionale si attesta sui 121 giorni, con notevoli differenze tra gli enti locali del centro, che risultano più efficienti, facendo segnalare 101,5 giorni medi per il completamento delle procedure, e quelli del sud (128,3 giorni) e del centro (131 giorni). La situazione appare migliore per quanto riguarda i tempi medi delle istanze per l’ottenimento dell’autorizzazione agli scavi, anche se si registrano ancora casi in cui i tempi raggiungono i 117 giorni. In questo caso sul versante territoriale a risultare più celeri sono gli enti locali del nord (109,3 giorni), seguiti dal sud (118,7 giorni) e dal centro (127 giorni).
Le reti mobili
Per quanto concerne l’autorizzazione alla realizzazione di infrastrutture per le reti mobili, si ravvisa una lieve diminuzione del tempo necessario, passato dai 162 giorni medi rilevati per il 2022 ai 144 dello scorso anno. Valori ancora particolarmente negativi, pure se in miglioramento significativo, anche per le convocazioni delle conferenze dei servizi da parte degli enti locali, strumento fondamentale per semplificare e razionalizzare i procedimenti autorizzativi permettendo di raccogliere su un tavolo comune i pareri di tutti gli enti coinvolti nel processo. Tra il 2022 e il 2024 la quota di conferenze dei servizi non convocate rispetto al totale delle istanze si è notevolmente ridotta a livello nazionale, passando dal 58,8% al 41%. Permangono però delle criticità legate a casi specifici, su tutti quello della Campania e della Sicilia, in cui a fronte di un notevole numero di richieste, la quota di conferenze dei servizi convocate rispetto al totale delle richieste rimane decisamente bassa. Inoltre, non sono limitati i casi in cui le amministrazioni partecipanti alle conferenze, in aperta violazione della normativa, adottino pareri preliminari che di fatto impongono gli operatori la gestione di sub-procedimenti senza che l’ente locale disponga delle conoscenze e della risolutività necessari ad impedirlo.
Il nodo regolamentare
Alla luce delle criticità applicative ancora esistenti, è fondamentale che gli enti locali adeguino i propri regolamenti alla normativa nazionale, recependo rapidamente le semplificazioni già adottate a livello nazionale, e che si uniformino, in particolare, con quanto disposto dal nuovo Codice delle Comunicazioni elettroniche.
Indispensabile inoltre investire sulle competenze e sulla formazione, mettendo a disposizione degli enti locali anche linee guida e strumenti di monitoraggio e supporto applicativo che seguano le evoluzioni normative nella logica di agevolare la conoscenza del quadro e gli adempimenti richiesti alle amministrazioni. A ciò si aggiunge la necessità di predisporre a livello nazionale campagne di comunicazione istituzionale che rendano evidente la necessità di accelerare la transizione digitale e, dunque, lo sviluppo delle infrastrutture che ne costituiscono la pre-condizione.
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