L’anno dovrebbe iniziare con un resoconto del Ces (Computer Electronics Show) di La Vegas. Che cosa è successo? È presto detto: computer sempre più indossabili (braccialetti, fasce, orologi) in attesa degli occhiali (Google e altri) ma, se vogliamo con un colpo d’ala superare il livello dei gadget, il passaggio degli standard Tv ai 4K: qualcosa che avrà un influsso diretto sulla visione domestica, sull’elettronica di consumo, sui nostri flat screen.
Non siamo molto interessati alla disputa fra chi la vuole chiamare Ultra HD (Ces) oppure 4K Ultra High Definition come la Sony; sta di fatto che Full HD risoluzione progressiva a 1080 linee, ovviamente 16/9) è ormai uno standard superato. Per addentrarci in questo fitto intrico di sigle, può essere d’aiuto scrivere che 4K significa semplicemente 4.000 e indica la definizione orizzontale. 720 e 1080 indicavano invece la definizione verticale.
Il 1080 era leggermente inferiore al 2K, il 4K raddoppia. Tutto ciò conduce telecamere 4K (Red, Sony) già oggi operative, e schermi piatti con uscita 4K pronti a riprodurre in modo nativo l’Ultra HD. Si ripeterà un copione che abbiamo già visto: le nuove tecnologie andranno sugli apparati di ripresa top di gamma e le emittenti top di gamma (pay per view evidentemente) le adotteranno richiedendo agli utenti di attrezzarsi con schermi adeguati. Gli schermi nativi si dimostreranno migliori di quelli compatibili con il nuovo standard. Si accentuerà il turn over degli apparecchi e la crescita delle dimensioni, sorretta da una definizione molto maggiore, superando gli 80 pollici sia in uso domestico (home theater) che in scuole, comunità, outdoor ecc. Chi scrive ha in uso un tubo catodico Sony Trinitron 32 pollici del 1985, mantenuto in salotto in parte per affetto, in parte per evitare le critiche dei colleghi professori di materie tradizionali che vengono a casa mia. La cosa più deliziosa è la resa del 3D di Sky, che si presenta con due immagini strette una accanto all’altra sul vecchio schermo un po’ curvo.
Sono quindi il meno adatto a enfatizzare l’acquisto di schermi; ne parlo perché il sovraccarico informazionale dell’Ultra HD sulle reti sarà notevole. Anche se i contenuti saranno compressi, per vederli serviranno almeno 4-5 giga al minuto: i contenuti video sono i più grandi consumatori di banda e la spinta verso una definizione quasi iperrealista del video traina la richiesta di collegamenti più capienti e veloci. È dubbio tuttavia considerare la loro inadeguatezza una forma di digital divide, come per un borgo di campagna senza Adsl. E poi occorre ricordare che i gestori di comunicazione dovranno affrontare spese enormi per realizzare reti che genereranno profitti solo per altri e altrove.